L'influencer virtuale supersexy è il simbolo di una nuova realtà che avanza?

Il fenomeno degli influencer virtuali diventa sempre più comune sui social media, con centinaia di migliaia di follower

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Chissà cosa ne penserebbe Philip Dick

Si chiama the.natalia.novak ed è una donna virtuale che, come tante donne vere, sta cercando di costruirsi un profilo di successo su Instagram. E finora non sta andando male, con circa 30.000 follower accumulati in poco meno di anno, a giudicare dalla data del post più vecchio disponibile sul suo profilo.

Natalia è una delle ultime arrivate in un settore sempre più affollato.

Il suo profilo dichiara esplicitamente la natura virtuale di Natalia, ma non mancano commenti di persone che non sembrano averlo capito, e che le si rivolgono con parole come “sei così bella Nat”. Alcuni, forse la maggior parte, hanno capito benissimo di avere a che fare con un’influencer virtuale, ma su alcuni resta il dubbio.

Eppure anche senza leggere le informazioni del profilo qualche dubbio potrebbe venire, perché le forme di Natalia non sono proprio credibili, con quelle forme assurdamente voluttuose, l’abbigliamento sempre perfetto, i capelli favolosi, gli occhi languidi e così via. E ovviamente c’è una sfacciata ipersessualizzazione … tutto troppo perfettamente in linea con certi standard un po’ vintage.

Insomma, è difficile credere che sia reale, anche perché Natalia non fa nessuno sforzo per sembrarlo.

Natalia Novak è un ottimo esempio di un fenomeno che sta prendendo piede da qualche tempo a questa parte, cioè da quando gli algoritmi IA hanno reso possibile la creazione di immagini a partire da comandi testuali. Alcuni hanno scoperto di poter creare personaggi come questo. Si tratta in effetti di un settore che comincia a essere relativamente affollato e che riguarda anche gli altri social network.

"È interessante, ma forse non così sorprendente, che molti di noi abbiano un background nel marketing o nella tecnologia", ha detto il creatore di Natalia Novak. "Per creare con successo un influencer AI è necessario capire cosa c'entrano entrambi i mondi".

Sicuramente the.natalia.novak rappresenta in qualche modo un salto generazionale; rispetto ad altri influencer virtuali infatti è più realistica, più credibile. Una persona a cui potresti pensare di proporre un contratto, se sei una persona che lavora nel social media marketing.

I modi per generare profitto non mancano: ci sono gli abbonamenti direttamente sui social media, o la diffusione di contenuti speciali tramite servizi come Patreon oppure OnlyFans. E ci sono naturalmente le sponsorizzazioni: non mi sorprenderei se una marca di abbigliamento o di profumi decidesse di lavorare con una di queste ragazze. Lo stesso Pierre (così di presenta il creatore di the.natalia.novak) sta lavorando a un gruppo chiamato Rebel Runway Agency, che sta cercando di elaborare un caso commerciale per l'intera faccenda.

Naturalmente siamo ancora nella fase iniziale, quella in cui chi crea i contenuti lo fa per il piacere di farlo. Ma non passerà molto tempo prima che questo fenomeno diventi un business fatto e finito, con imprenditori e imprenditrici che si muovono con l’esplicito obiettivo del profitto. Chi vuole salire a bordo non dovrebbe tergiversare, perché certi treni passano in fretta.

Nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo, il fenomeno non riguarda esclusivamente donne come Natalia (che sono la maggioranza comunque) : investendo le giuste risorse si possono creare avatar virtuali di ogni genere, che è proprio ciò che sta succedendo.

Anzi, a quanto pare l’uso dell’IA sta diventando così comune che alcune modelle in carne e ossa starebbero pensando di usare gli algoritmi per modificare o migliorare i loro contenuti. Un esempio è la famosa Amouranth, che si è creata una versione virtuale che concede appuntamenti per un dollaro al minuto.

In generale, al pubblico non sembra importare molto il fatto che non si tratti di persone vere, anzi forse proprio il concetto di “persona vera” sta cominciando a diventare un po’ vago in questo contesto. Ci sono persone che cercano l’occasione per soddisfare capricci e curiosità, e a molti non interessa se a farlo è qualcuno in carne e ossa oppure una creatura digitale. Certo, ci sarà qualcuno che viene “ingannato”, e qualcuno che passa il tempo a sfottere “gli sfigati” che guardano le donnine digitali. Ma il fenomeno sembra essere qualcosa di più grande e complesso di così.

Ora, forse tutto questo vi sembrerà uscito da un racconto di Philip Dick, e se è così qualcuno dovrebbe intervenire per aiutarvi a mantenere una netta separazione tra realtà e finzione. Ma il punto, nell’opera di Dick come con gli avatar virtuali, è proprio rendere quella separazione sempre più sottile, finché a un certo punto finirà per sparire.