L'Italia investe poco in innovazione

L'ultimo Rapporto Assinform sull'IT delinea uno scenario italiano sconfortante

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a cura di Dario D'Elia

L'innovazione italiana è al palo. La definizione è sgraziata e poco elegante, ma gli ultimi dati presenti nel Rapporto Assinform sono a dir poco preoccupanti. "Siamo in ritardo sulla media dell'Europa a 27 per l'utilizzo dei servizi online: nella Pubblica Amministrazione è al 17% a fronte di una media europea del 30%, e con un gradimento dei cittadini in diminuzione. Non molto meglio il quadro dei servizi di mercato, ma con un gradimento ed un attenzione in aumento: l'Internet banking è utilizzato dal 12% della popolazione italiana rispetto al 25% della media europea, l'e-commerce sviluppa il 2% del totale delle vendite al dettaglio, mentre la media europea viaggia a quota 11%", ha spiegato Ennio Lucarelli, Presidente dell'Associazione italiana dell'Information Technology, durante la presentazione del Rapporto Assinform 2008. Abbiamo la più alta percentuale di popolazione, pari al 56%, che non usa Internet, mentre la media europea è del 40%. In compenso siamo secondi in Europa quanto a quota di popolazione con elevate capacità di utilizzare Internet: il 9%, subito sotto la Francia (12%) e sopra la media europea (8%)".

"Questa fotografia dell'Italia di fronte alle applicazioni avanzate di Internet esprime il grave ritardo d'innovazione in cui ci troviamo rispetto ai nostri partner europei, ma anche le potenzialità inespresse che ci caratterizzano. Da una parte vi sono il progressivo invecchiamento demografico e un sistema formativo non all'altezza delle sfide tecnologiche, che mantengono oltre la metà della popolazione italiana lontana dalle facilitazioni e vantaggi dei servizi Internet. Dall'altra l'emergere di una consistente parte della popolazione fortemente attratta dalle nuove tecnologie, che si colloca addirittura al di sopra dello standard internazionale nel loro uso ed  entra in netto contrasto con l'assenza di attenzione politica e di incentivi sull'innovazione. Sono, questi, i segnali di un processo di digitalizzazione del Paese che avanza in modo frammentario e discontinuo, privo di una politica economica capace di puntare sull'It in termini strategici come invece è avvenuto e avviene in altri paesi".

"D'altro canto se nell'ultimo decennio il sintomo più evidente della regressione italiana è stato l’aumento del divario di produttività con gli altri paesi europei, una delle cause strutturali, purtroppo ancora largamente sottovalutata, sta nel non aver investito per  innovare l'Information Technology italiana al fine di rilanciare l'economia,  come si è fatto invece in Europa a seguito del processo di Lisbona e in molti paesi nostri concorrenti. A fronte dei programmi quadro comunitari per lo sviluppo dell’innovazione tecnologica, in Italia dieci anni di spesa IT ben al di sotto della media europea hanno reso la nostra economia rigida, limitandone le capacità di crescita e di reazione ai cambiamenti".

In dettaglio si evidenziano, rispetto al 2006, una crescita dei mercati IT (0,9%), dell'informatica (1,6%) e delle TLC (0,4%). Il mercato italiano complessivo dell’ICT (64,4milioni) si colloca in Europa al quarto posto per dimensioni, dopo Germania (149,4 milioni, -1,7%), Regno Unito (128, 5milioni, +2%) e Francia (107,4milioni, +2,2%). Ma più significativo ancora è il fatto che l’incidenza della spesa ICT sul PIL non superi nel caso dell’Italia il 4,8%, contro 5,6% medio dei paesi europei.