Magic Leap finalmente mostra qualcosa!

Si chiama Magic Leap One ed è un visore stand alone. Integra tutto l'hardware e il software necessario per generare un'esperienza mai vista prima. Secondo i creatori segnerà la strada per un nuovo tipo di interazione tra uomo e macchina.

Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Magic Leap ha finalmente un prodotto da mostrare. Anni dopo il famoso video con la balena che salta in una palestra, la misteriosa società dedita a ologrammi e VR ha finalmente un visore che metterà presto in vendita. O almeno questo è quanto lasciano intendere, ma di informazioni concrete ce ne sono ancora poche.

Il visore si chiama Magic Leap One ed è stato annunciato da poche ore. Il pacchetto include, oltre al visore, anche un controller e un'unità di elaborazione da portare al polso. Si tratta dunque di un sistema stand-alone, che non ha bisogno né di un PC né di uno smartphone per funzionare.

"Vedetelo come qualcosa di simile a un MacBook Pro o un PC Alienware. Ha potenti CPU e GPU. Ha un drive, Wi-Fi, tutti i componenti, è come un computer ripiegato su sé stesso". E vi si aggiungono microfono e videocamere ad altissima precisione, naturalmente. L'azienda non è stata più specifica riguardo l'hardware interno.

Il lancio della versione per sviluppatori è previso per il 2018. Il prezzo non è stato ancora annunciato. Per ora la società ha mostrato solo alcune immagini che, stando alle dichiarazioni dell'azienda stessa, sono state modificate solo per eliminare parti tutelate dalla Proprietà Intellettuale.  

Quanto alle promesse, questo visore dovrebbe creare effetti come quelli del famoso video. Quindi oggetti digitali che si sovrappongono al mondo reale in modo pressoché perfetto. Grazie alla mappatura 3D dello spazio sarà possibile gestire posizione e movimento degli oggetti con precisione. Creature da combattere, animali da compagnia, avatar di persone lontane, mobili, meccanismi. Qualsiasi cosa, potenzialmente, perfettamente integrata con l'ambiente.

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"Avvicinarsi all'oggetto volante non ne rendeva visibili i pixel; evidenziava dettagli che non potevo vedere da lontano. Ma se mi avvicinavo troppo spariva, oppure improvvisamente ci finivo dentro. Artefatti, mi hanno spiegato, di una demo non ancora finita. Ho notato anche che i suoni del robot si muovevano mentre gli giravo intorno, e il suono proveniva sempre dalla posizione giusta dovunque mi mettessi".

Brian Crescente - Rolling Stone

Crescente racconta anche dell'opportunità di visualizzare fino a tre grandi schermi intorno a sé, un curioso televisore a quattro lati con un programma diverso per ogni lato. "A un certo punto", continua il giornalista, "si è aperta una porta ed è entrata una donna. [...] Il livello di dettaglio era impressionante".

"Un giorno questo costrutto umano sarà la vostra Apple Siri, Amazon Alexa o Ok Google, ma non sarà solo una voce priva di corpo. Camminerà con voi, vi guarderà e offrirà un'assistenza con un corpo e controllata dall'Intelligenza Artificiale".

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Dopo la demo Magic Leap ha mostrato anche il primo prototipo. Un dispositivo degno di Arancia Meccanica, che vede l'essere umano seduto sotto a un gigantesco ammasso di cavi e acciaio che tiene la testa bloccata. Si sta seduti, immobili, mentre il sistema cerca di generare il segnale. A quel punto riuscivano a far muovere un singolo pixel e a visualizzare un paio di personaggi. Non molto, ma abbastanza da convincere Google e altri a investire. Il denaro ottenuto è servito trasformare la gigantesca mostruosità è diventata una mostruosità un po' più piccola, abbastanza leggera da non spezzare il collo del portatore. Almeno non immediatamente. I fondi sono stati investiti anche nella fabbricazione di microchip personalizzati.

I processori realizzati da Magic Leap, sembra, sono il loro segreto meglio custodito e pare che nessuno abbia voluto rivelare nulla a riguardo. Se li producono in proprio, sembra, e sono il cuore di tutto il progetto. L'unica cosa che hanno voluto condividere è che non si tratta di elettronica ma di fotonica.

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"Non muoviamo elettroni con i transistor, muoviamo fotoni. Un segnale fotonico con un raggio tridimensionale di nanostrutture. Non abbiamo ancora un nome, così per ora lo chiamiamo Sea Monkey". Il sistema, dicono, è in grado di "generare un segnale di campo luminoso digitale molto particolare.

Siamo al limite del tecnobabble, forse anche oltre. Comunque ora sono alla nona generazione dell'hardware, e se terranno fede alle promesse entro alcuni mesi i primi dispositivi usciranno dalla loro sede e raggiungeranno persone non coinvolte con l'azienda. A quel punto ne sapremo di più.