Mediaset affondata dalle critiche UE sul digitale terrestre

La Commissione UE ha comunicato all'AGCOM tutte le criticità del regolamento dell'asta per il digitale terrestre. In sintesi RAI e Mediaset non potranno superare il tetto dei 5 multiplex. I nuovi entranti saranno privilegiati nelle scelte.

Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

La Commissione Europea ha rilevato tutte le criticità dell'asta per l'assegnazione delle frequenze TV, confermando indirettamente che il vecchio Beauty contest avrebbe infranto la normativa vigente. Secondo La Repubblica il documento completo sarebbe già al vaglio del Garante delle Telecomunicazioni. Il presidente Angelo Cardani dovrà certamente tenerne conto per la redazione delle nuove regole, poiché le firme in calce sono quelle dei commissari UE alla Concorrenza, Joaquin Almunia, e alle Comunicazioni, Neelie Kroes.

La prima stoccata è al Governo Monti, ma ce n'è anche per quello Berlusconi. Le rispettive leggi per l'assegnazione delle frequenze avrebbero dimenticato due dettagli chiave per l'operazione: il rispetto delle norme europee e l'impegno per ottenere maggiore concorrenza nel settore. La lettera è piuttosto dura e infatti ricorda che l'AGCOM avrebbe potuto "disapplicare le norme nazionali contrarie a quelle europee". In pratica, l'idea di assegnare gratuitamente le frequenze a RAI e Mediaset con il Beauty contest sarebbe stata insensata poiché avrebbe garantito una "chiara e sostanziale protezione dalla concorrenza [...] senza procedure oggettive, proporzionate e non discriminatorie", come si legge nel documento.

Silenzio in cabina di regia

Pare che quest'ultimo dettaglio abbia convinto la Commissione UE ad avviare una procedura di infrazione, che le consente ora un potere vincolante sull'operato del Garante. E così il nuovo regolamento dovrà essere modificato, sottoposto a consultazione pubblica e poi vagliato da Bruxelles.

Nello specifico si parla di ben 9 criteri che dovranno essere rispettati dall'asta. Il primo fondamentale è che RAI e Mediaset non potranno partecipare se già in possesso di 5 multiplex - che potenzialmente consentono la messa in onda di 25 canali TV. Mediaset ad esempio ne ha quattro tradizionali DVB e uno DVB-H (mobile), ma se dovesse partecipare non potrebbe trasformare l'ultimo. Ogni tentativo di riciclo mobile verrà sanzionato dall'Antitrust.

In ogni caso se Mediaset dovesse riuscire a ottenere un quinto multiplex dall'asta sarebbe costretta a concedere a operatori indipendenti il 40% della sua capacità trasmissiva con un canone limitato ai costi effettivi. Insomma, dovrebbe rinunciare a eventuali guadagni dall'attività di "noleggio".

La lettera UE

Da rilevare poi che l'asta prevede l'assegnazione di 6 Multiplex, di cui tre di tipo U ovvero i più preziosi poiché capaci di copertura nazionale. Ebbene, il Governo Monti ne ha previsto l'assegnazione per 5 anni in modo che dal 2017 gli operatori TLC ne possano sfruttare le potenzialità wireless broadband."Una durata insufficiente per permettere il recupero degli investimenti", sostiene la Commissione UE. Ecco quindi l'obbligo di assegnare i Multiplex di tipo L (a copertura regionale) a tutti i nuovi entranti per almeno 20 anni, contro i 15 proposti. E lasciare le U a breve termine a chiunque, fermo restando le limitazioni di accumulo.

Capitolo a parte quello di Sky, che non solo potrà partecipare liberamente ma non avrà più obblighi antitrust da rispettare sul digitale terrestre. Dei multiplex acquisiti potrà farne canali in chiaro o a pagamento.

Infine viene stabilito l'obbligo di fissare un valore minimo per la gara, in modo che non si possa giocare d'ostruzionismo disincentivando la partecipazione dei nuovi entranti.

La Commissione UE a questo giro sembra non voler fare sconti a nessuno. Mediaset ne esce a ossa rotte. Sembrava a un passo dal mettere le mani su un multiplex senza spendere euro, e adesso non solo rischia di rimanere a bocca asciutta ma dovrà vedersela anche con i nuovi progetti di espansione firmati Sky. E non a caso stamani il titolo sta perdendo in Borsa il 4%.