Microsoft, connessione Web bloccata ai PC infetti

Microsoft parla di sicurezza e della diffusione delle minacce. Secondo il colosso di Redmond bisogna trovare un modo per mettere fuori gioco, se necessario, i PC infetti. Il tema è delicato soprattutto per quanto riguarda la privacy.

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a cura di Manolo De Agostini

Microsoft suggerisce di mettere in quarantena i PC infetti. Secondo il colosso di Redmond il mondo della sicurezza deve sviluppare una "politica collettiva" riguardo alla salute dei computer in modo che i sistemi infetti non possano connettersi a Internet per diffondere le minacce. Secondo Scott Charney, vicepresidente corporate della divisione Trustworthy Computing, abbattere le botnet ha benefici solo temporanei e spesso servono mesi per risalire ai responsabili degli attacchi.

"Un individuo non vaccinato mette la salute degli altri a rischio. Anche i computer che non sono stati protetti o sono stati compromessi mettono gli altri a rischio e diventano un grande pericolo per la società", ha dichiarato Charney. Diversi esperti di sicurezza hanno già proposto in passato di mettere i PC infetti in quarantena, ma questa è un'azione che richiede sforzi da molte parti ed è vista come un pericolo per la privacy.

Oltre alle aziende che sviluppano software, sono chiamati in causa anche gli ISP e talvolta i governi. In Giappone più di 70 ISP hanno collaborato con il governo per creare il Cyber Clean Center, che copre il 90% degli utenti Internet giapponesi. Anche in Francia, Australia e Olanda ci sono stati tentativi di collaborazione tra ISP per bloccare le botnet.

Il tutto però ha implica che i PC vengano monitorati costantemente, quindi in questo caso la privacy diventa un tema delicato. Secondo Charney non c'è pericolo perché "controllare la salute di un PC non significa esaminarne i contenuti o venire a capo di un'identità; i consumatori possono essere protetti in modalità che non abbattono la privacy o impattano sulla libertà di espressione e associazione".

Microsoft propone un piano articolato in quattro punti: trovare un modo per definire e dimostrare la salute dei PC; realizzare un sistema sicuro di certificati di salute; far sì che gli ISP possano richiedere e accettare certificati di salute e prendere le corrette azioni; costituire una struttura legale e regolatrice che contempli questo modello d'azione.

"Nel mondo fisico le organizzazioni per la salute identificano, tracciano e controllano la diffusione della malattia fino al punto, se necessario, di mettere in quarantena le persone per evitare d'infettare gli altri. Abbiamo bisogno di migliorare e mantenere la salute dei dispositivi consumer connessi a Internet in modo che non si crei un rischio sociale più grande", ha concluso Charney.