Monopolio Poste Mobile? Antitrust disarmata dalla politica

L'Antitrust era riuscita a obbligare Poste Italiane ad aprire agli altri operatori mobili nelle sue filiali. Ora spunta un emendamento che congelerebbe tutto.

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a cura di Dario D'Elia

I punti vendita degli operatori mobili negli uffici postali sembravano cosa fatta, ma un emendamento presentato al Senato da Area Popolare – il partito del Ministro degli Interni Alfano – potrebbe congelare tutto.

poste mobile

Il caso è esploso a gennaio 2016 quando l'Antitrust ha deciso di rompere il monopolio di Poste Mobile negli uffici postali, schierandosi con i concorrenti (3 Italia, Vodafone e Fastweb) che chiedevano di poter avere spazi adeguati per vendere smartphone, accessori e servizi di telefonia mobile.

Un comma della legge 297 del 1990 (tutela della concorrenza) prevede "pari opportunità di iniziativa economica" qualora le imprese "rendano disponibili a società da esse partecipate o controllate nei mercati diversi […] beni o servizi, anche informativi, di cui abbiano la disponibilità esclusiva in dipendenza delle attività […], esse sono tenute a rendere accessibili tali beni o servizi, a condizioni equivalenti, alle altre imprese direttamente concorrenti". In pratica Poste Italiane dovrebbe consentire non solo alla sua controllata Poste Mobile di vendere servizi ma anche alle altre società.

Ora, sebbene sulla questione penda ancora un ricorso al Tar di Poste Italiane, non è chiaro per quale motivo Area Popolare abbia deciso di proporre l'eliminazione del comma che favorisce la concorrenza. Soprattutto se si considera che Poste Italiane è titolare di un "servizio economico di interesse generale" e che proprio per questo vantaggio dovrebbe conformarsi alle norme che favoriscono la concorrenza.

Debole la difesa, che vuole Poste Mobile in una posizione di minoranza con neanche il 4% di share di mercato, contro ad esempio 3 Italia (10%) prima candidata a entrare negli uffici postali.