Museo Egizio di Torino con crowdsourcing online

Tutti potranno collaborare al lavoro di ricerca svolto presso il Museo Egizio di Torino, grazie alla collaborazione con il progetto Micropasts. Grazie ad esso chi lo desidera potrà esaminare ed elaborare progetti 3D e dare una mano alla ricerca.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Il Museo Egizio di Torino inaugura un nuovo modo di fare ricerca che abbraccia il crowdsourcing, aprendosi alla collaborazione con i cittadini del mondo. In collaborazione con l'Institute of Archaeology dell'University College London (UCL), sarà il primo museo italiano a contare sulla Public Archaeology, una disciplina che vuole "ampliare e diversificare il coinvolgimento diretto dei cittadini in attività di ricerca e produzione di dati archeologici", come spiega il comunicato stampa

"L'Archeologia Pubblica cerca di comprendere come la ricerca archeologica e i risultati da essa conseguiti siano trasferiti (o meno) nel nostro vivere contemporaneo, studiandone le implicazioni etiche, sociali, economiche (nello sviluppo dell'industria creativa) e politiche (nella creazione di identità nazionali)".

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In che modo il Museo Egizio di Torino perseguirà tale obiettivo? Si farà ricorso al crowdsourcing per trovare cittadini interessati e disposti a prendere parte alle ricerche, tramite la piattaforma Micropasts - un progetto congiunto di UCL e British Museum.

Micropast ha già oltre 2000 utenti che "hanno contribuito alla realizzazione di photo masking per modelli 3D, trascrizione e digitalizzazione di documenti, creazione di open data archeologici di vario tipo". Utenti appassionati che da domani potranno lavorare anche su oggetti appartenenti al Museo Egizio di Torino.  

"I modelli 3D ottenuti con questa metodologia - spiega Paolo Del Vesco, egittologo del Museo Egizio e responsabile del progetto - offrono differenti utilizzi sia a livello scientifico che didattico e la disponibilità di una stampante 3D offre a chiunque la possibilità di ottenere una riproduzione fedele all'originale. […] Grazie all'aiuto di chiunque voglia partecipare al progetto sarà possibile offrire a tutti un nuovo modo di fruire dei reperti del Museo Egizio".

La novità rappresenta una sperimentazione importante per tutta la ricerca italiana. Nel nostro Paese "si è iniziato a parlare di Archeologia Pubblica per la prima volta solo nel 2009", sebbene i primi vagiti di questo approccio risalgano agli anni '70.  

"Credo fortemente nella ricerca partecipata come forma di tutela", dichiara Christian Greco, direttore del Museo Egizio, "la condivisione del patrimonio culturale fa sentire il pubblico più vicino e propenso a recepirne il valore. L'Archeologia Pubblica può sensibilizzare il pubblico sul valore delle collezioni e della ricerca che si fa nel museo, per ricostruirne la storia".

Chi volesse dare il proprio contributo o solo curiosare un po' tra i modelli messi a disposizione non deve far altro che registrarsi a Micropasts e poi dirigersi alla sezione dedicata sul sito del Museo Egizio di Torino.