Neutrini e velocità della luce, hanno trovato l'errore?

Continua la caccia all'errore nell'esperimento OPERA, quello che avrebbe rilevato che i neutrini possono viaggiare più veloci della luce. Ronald van Elburg dell'Università di Groningen spiega cosa potrebbe essere andato storto. Avrà ragione?

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a cura di Manolo De Agostini

C'è chi afferma di aver scoperto un errore nell'esperimento OPERA, quello in cui neutrini muonici avrebbero percorso i circa 730 chilometri che separano il CERN di Ginevra dai laboratori del Gran Sasso a una velocità superiore a quella della luce, impiegando circa 60 nanosecondi in meno del previsto.

Ronald van Elburg dell'Università di Groningen è convinto di aver trovato l'origine della rilevazione che ha fatto il giro del mondo, e che ovviamente ha scatenato la comunità scientifica - generalmente scettica - a fare diverse ipotesi su quanto accaduto (da segnalare che trenta scienziati che hanno partecipato al test non hanno firmato la ricerca).

Stando a Ronald van Elburg il team di OPERA avrebbe trascurato il moto relativistico degli orologi GPS. Tutto si concentra su parametri ben precisi come tempo e distanza. Ancor di più se si pensa che il laboratorio del Gran Sasso si trova un chilometro sotto alla montagna. Il team di ricercatori ha dichiarato di aver tenuto conto di tutte le variabili e fatto le rilevazioni con orologi atomici e satelliti GPS. E proprio qui starebbe il problema.

Il team non avrebbe tenuto conto del tempo che occorre ai segnali GPS per arrivare a terra. "È facile pensare che il moto dei satelliti sia irrilevante. Dopotutto, le onde radio che trasportano il segnale orario devono viaggiare alla velocità della luce, a prescindere da quella dei satelliti", scrive il sito Technology Review.

"Però anche se la velocità della luce non dipende dal quadro di riferimento, il tempo di volo sì. In questo caso, ci sono due quadri di riferimento: l'esperimento a terra e gli orologi in orbita. Se questi si muovono l'uno rispetto all'altro questo deve essere preso in considerazione".

Ronald van Elburg ritiene che dal punto di vista di un orologio a bordo di un satellite GPS, le posizioni della sorgente e del rivelatore dei neutrini cambiano. "Il rivelatore si sta muovendo verso la fonte e di conseguenza la distanza percorsa dalle particelle, come osservato dall'orologio, è più breve". Ed è proprio questo moto che il team di Opera avrebbe tralasciato, valutando la posizione degli orologi come se si trovassero a terra e non in orbita.

Il ricercatore ha calcolato che questa dimenticanza potrebbe portare nei calcoli finali a ritenere che i neutrini siano arrivati a destinazione 32 nanosecondi prima. Questo periodo di tempo però deve essere raddoppiato perché lo stesso errore avviene a ogni capo dell'esperimento. Quindi il totale sarebbe 64 nanosecondi, un tempo che annullerebbe il vantaggio dei neutrini sulla velocità della luce. Mistero svelato? È davvero tutto così semplice? La parola ora passa al team Opera.