Nokia-Siemens nega di aver aiutato Teheran

Il gruppo Nokia Siemes nega di aver mai venduto all'Iran tecnologie di deep packet inspection.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Il gruppo Nokia Siemens Network sostiene di non aver mai fornito tecnologie di deep packet inspection all'Iran. La settimana scorsa, invece, il portavoce Ben Roome aveva detto che il gruppo aveva fornito le tecnologie in questione, e che si trattava di una cosa del tutto normale.

Oggi, invece, lo stesso Roome spiega che c'è stata qualche incomprensione con il WSJ: Nokia Siemens si è limitata a vendere all'Iran infrastrutture telefoniche, dotate di tecnologie d'intercettazione. Fare il contrario, tra l'altro, sarebbe stato impossibile perché dal 1994 Europa e Stati Uniti impongono questi sistemi, che di conseguenza sono universalmente diffusi. In altre parole avrebbe reso possibile, tecnicamente, solo l'intercettazione delle comunicazione vocali, ma non del traffico internet.

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Riemerge quindi l'interrogativo su chi abbia fornito all'Iran queste tecnologie: non si può escludere che siano coinvolte una o più compagnie occidentali, ma nemmeno che Teheran abbia sviluppato tutto in proprio.

Comprendere a fondo questa situazione, purtroppo, è praticamente impossibile, perché da fuori non c'è modo di sapere quali infrastrutture e software si stanno utilizzando in Iran. Le uniche informazioni certe, infatti, riguardano i siti bloccati, ma non è nemmeno possibile sapere se e cosa si sta sorvegliando.

L'analisi e la vigilanza sul traffico dati sono diventate da qualche anno una pratica comune, e di solito si giustificano con la sicurezza,  la lotta al terrorismo e alla pedofilia, ma anche con le limitazioni al traffico P2P, accusato di intasare le infrastrutture. Oggi, però, paesi come Iran e Cina le sfruttano per la censura politica e la difesa di governi dittatoriali, mentre i governi occidentali fanno sentire le loro critiche quotidianamente.

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