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Top 5 rischi e paure che frenano gli italiani negli investimenti (e come affrontarli)

Investire in autonomia il proprio denaro è veramente così difficile e pericoloso come dicono alcuni consulenti finanziari? Leggi fino alla fine e trai le tue conclusioni.

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a cura di Roberto Buonanno

Founder @Tom's Hardware Italia

Lo scopo di questo articolo è di aiutarti a comprendere che esiste una via alternativa, poco pubblicizzata e molto soddisfacente, per gestire i tuoi investimenti. Ovvero, fare da te, in autonomia, senza pagare commissioni ingenti e con il controllo totale del tuo denaro. Investire in autonomia il proprio denaro è veramente così difficile e pericoloso come dicono alcuni consulenti finanziari? Leggi fino alla fine e trai le tue conclusioni.

Cosa vuol dire “investire”

Investire vuol dire privarsi di una parte del proprio denaro liquido per inserirlo in un sistema ragionevolmente sicuro allo scopo di aumentarne il valore nel tempo. Ogni investimento ha rischi e benefici. Solitamente, maggiori sono i rischi, più elevati sono i potenziali benefici. 

Attenzione a un altro punto. Investire, nell’accezione di questo articolo, significa allocare una parte del proprio capitale per un periodo ragionevolmente lungo - 5, 10 anni o anche fino all’età pensionabile. Chi scrive considera il trading attivo o il day trading - ovvero comprare e vendere prodotti finanziari cercando di prevederne le fluttuazioni per un guadagno immediato - una forma speculativa e lo sconsiglia vivamente.

Ultima avvertenza: siccome anche la forma d’investimento più ragionevole, ponderata e saggia porta con sé una percentuale di rischio, la regola d’oro è la seguente:

Investi solo la quantità di denaro che non ti è strettamente necessaria alla sopravvivenza tua e del tuo nucleo famigliare.

Corollario: mai e poi mai prendi denaro in prestito per investirlo, soprattutto a fronte di miracolose forme di rendita.

Ultima regola. Se è troppo bello per essere vero, è uno scam, ovvero una truffa. Nella mia esperienza personale, ogni volta che ho pensato di essere più furbo o più scaltro del mercato, ho preso solenni fregature, pagate a caro prezzo. Se qualcuno ti promette rendimenti certi e garantiti, non dargli retta. 

1. Servono migliaia di euro per iniziare

Molte banche tradizionali creano la percezione che “investire richiede grandi cifre”. È falso. Questa barriera nasce da modelli di business vecchi, promossi da consulenti che devono vendere prodotti dal prezzo elevato per incassare laute commissioni.

Oggi piattaforme come Scalable Capital permettono di iniziare con pochi euro, dandoti la sicurezza necessaria per investire grandi quantità di denaro. E non solo gli investimenti sono alla portata di tutti, anche la cultura della finanza personale è finalmente diffusa e non è più un tabù parlarne. Grazie ad articoli come questo ma soprattutto, ad autori come Morgan Housel de “La psicologia dei soldi” o  “A spasso per Wall Street” di Burton Malkiel. 

E sempre più autori e content creator diffondono il concetto di improntare fin dalla giovane età una strategia di piccoli investimenti, continui e costanti, in strumenti finanziari a basso costo che replicano interi mercati di riferimento - i famosi ETF. Ne parla in modo molto convincente Vicky Robin in “O la borsa o la vita”. Prima inizi a investire, prima arriverai alla libertà finanziaria, ovvero il denaro lavora per te invece di essere tu a lavorare per il denaro.

2. Commissioni alte che erodono i rendimenti

Molti italiani e investitori di tutto il mondo guadagnerebbero di più senza fare nulla… se non pagassero così tante commissioni. I Fondi Comuni, i classici prodotti finanziari proposti dalla maggior parte delle banche, presentano invitanti tabelle con le rendite previste, ma indicano con molta meno chiarezza la miriade di costi che rallenteranno la crescita del tuo capitale:

  • costi di ingresso;
  • costi di gestione;
  • costi di performance;
  • costi di uscita;
  • commissioni implicite sui fondi attivi.

In teoria, avrebbe senso investire in uno di questi Fondi Comuni perché sono gestiti da professionisti super preparati che lavorano affinché la rendita del loro Fondo sia migliore di quella del mercato. Per esempio quindi, se investi in un fondo basato sul mercato USA, ti aspetti che la tua resa sia superiore a quella di un ETF che segue in modo passivo l’andamento del principale indice di riferimento americano, l’S&P 500.

Peccato che nel 90% dei casi non è così. Ricerche recenti di Morningstar* dimostrano che tra quasi 3.900 fondi azionari attivi USA, solo il 13,2% ha battuto l’S&P 500 nel 2024. Beh, ma in Italia andrà sicuramente meglio, non credi?

Purtroppo no. In Italia: “Il 98 % dei fondi azionari attivi italiani ha sottoperformato negli ultimi 10 anni”. In particolare, nel report SPIVA Europe Scorecard “si conferma che una significativa maggioranza dei fondi attivi in Europa ha sottoperformato rispetto ai loro benchmark in diverse categorie di azioni e obbligazioni.”

Quindi come interpretare tutti questi dati? Diversi esperti, delusi dalle performance dei fondi a gestione attiva, consigliano di investire in ETF a basso costo che replicano in modo passivo mercati ampi, come quello USA o addirittura, quello mondiale. Nel quasi 90% dei casi avrete una rendita uguale o maggiore e in più, non pagherete commissioni e costi nascosti, di cui è ora di parlare.

Ma perché allora gran parte dei consulenti bancari non ti proporranno mai gli ETF per i tuoi investimenti? Il motivo è semplice: gli ETF non generano per loro laute commissioni. Un ETF è un fondo d'investimento che viene negoziato in borsa come una singola azione e ha lo scopo di replicare passivamente l'andamento di un indice di mercato (come l'S&P 500 o un indice mondiale). A differenza dei Fondi Comuni a gestione attiva, gli ETF hanno costi di gestione annui estremamente bassi (spesso inferiori allo 0,20% contro l'1,5%-2% dei fondi attivi) perché non pagano un gestore per cercare di "battere il mercato." La banca tradizionale perde interesse a vendere un prodotto che le porta guadagni marginali. Il vantaggio per te, l'investitore, è duplice: costi minimi e risultati provati che, come abbiamo visto, superano la gestione attiva nel lungo periodo.

3. Costi nascosti: il killer silenzioso

Una recente analisi di Morningstar** segnala che in Italia i fondi attivi applicano una commissione media di gestione di circa 1,42% . Questo vuol dire che, a prescindere dalla loro performance, si paga ogni anno una percentuale. Questa sarebbe benedetta se ci desse anche delle garanzia di guadagno. Ma in realtà, abbiamo già visto che diverse ricerche indipendenti concordano sul fatto che la maggior parte dei fondi performa peggio rispetto al mercato di riferimento. Ma questo non li trattiene da applicare costi e commissioni con regolarità e puntualità!

Quindi il problema non è “quanto investo”, ma quanto trattiene la banca. John Bogle (fondatore di Vanguard) lo ripeteva: “Quando investi, guadagni anche in base a quanto non paghi”. Ogni 1% in più di costi può mangiare fino al 30–40% del rendimento in 30 anni.

Il vero rischio non è la volatilità. Il vero rischio è non sapere quanto stai pagando.

Esempi concreti:

  • Costi di negoziazione poco trasparenti. Molte banche applicano commissioni implicite e spread difficili da individuare.
  • Spese di tenuta conto. Nelle banche tradizionali serve spesso aprire anche un conto corrente o un conto deposito titoli, con costi fissi inutili e non giustificati.
  • Imposta di bollo e commissioni di custodia. Il bollo 0,2% è inevitabile, mentre molte banche aggiungono ulteriori costi di gestione del dossier titoli.
  • Costi di uscita dai fondi ingiustificati, presenti soprattutto nei fondi comuni collocati da banche e reti, non negli ETF.
  • Inefficienza fiscale. I fondi attivi hanno turnover elevato: realizzano più plusvalenze interne che, quando vendi, ti fanno pagare più tasse rispetto a strumenti passivi, che realizzano meno guadagni interni. Inoltre i fondi armonizzati generano solo plusvalenze tassabili e non producono minusvalenze compensabili.

Molti risparmiatori non vedono questi costi nascosti perché sono “a monte” del rendimento. Vedi il tuo fondo salire del +3%, ma non sai che avrebbe fatto +5% prima che il gestore trattenesse la parte grossa.

Morgan Housel lo spiega bene: “Le persone pagano ciò che non vedono.”

4. Conflitto di interesse: la banca ti vende ciò che conviene a lei, non a te

Come dicevamo, molti consulenti bancari non lavorano nel tuo interesse, ma per quello della loro azienda. Sono veri e propri venditori con target mensili sempre più stringenti e non siamo noi a dirlo, ma le denunce arrivano da “gole profonde” direttamente all’interno del sistema bancario.

Quindi fai attenzione a consulenti il cui obiettivo non è ottimizzare il tuo portafoglio, ma il loro. Ecco perché cercheranno di appiopparti:

  • fondi attivi costosi e quasi sempre solo della loro banca e di istituti partner.
  • polizze unit-linked, che hanno spesso costi di caricamento, gestione e uscita che minimizzano la tua rendita.
  • prodotti complessi o troppo strutturati; se non riesci a capire come funziona un prodotto, fai bene a evitarlo. La complessità non è un valore: spesso serve a nascondere costi, condizioni e rischi. Un consulente competente spiega tutto in modo semplice. Se non riesce a farlo, il problema non sei tu: è il prodotto, o chi lo sta vendendo.

Il conflitto di interesse è sistemico, non episodico. William Bernstein, autore di “I 4 pilastri dell'investimento”, lo definisce “il principale nemico del risparmiatore medio”.

5. Prodotti complessi e pericolosi: CFD e leva finanziaria

I CFD (Contract for Difference) sono strumenti derivati complessi, progettati per speculazione a breve termine. “Derivato” vuol dire, genericamente, che lo strumento non è direttamente collegato al bene trattato. 

Facciamo l’esempio di un CFD sul prezzo del petrolio (WTI). Stai “scommettendo” (in senso tecnico) su quanto salirà o scenderà il prezzo del petrolio senza comprarlo veramente. L’emittente del CFD è come il banco di un casinò e ti dà delle condizioni, per esempio:

  • Margine richiesto: 10%
  • Leva: 1:10

Se apri una posizione da 1.000 €, tu versi 100 €. Se il petrolio sale dell’1%, guadagni 10% (su tutto il contratto). Se scende dell’1%, perdi 10%.

Due movimenti sbagliati e i tuoi 100 € spariscono.

Insomma, non è esattamente il modo di costruire ricchezza in modo saggio e ponderato. Il 70–80% degli investitori al dettaglio perde soldi con i CFD. La leva amplifica guadagni e perdite e porta a comportamenti impulsivi.

Online c’è un esercito di sedicenti guru della finanza che provano a venderti l’ultimo e miracoloso prodotto finanziario. Evitali come la peste.

Se il 90% dei Fondi performa peggio del mercato, secondo te uno youtuber se la caverà meglio?

Diffida anche di chi ti vende prodigiosi corsi per diventare, dalla sera al mattino, un trader milionario, con rendite quotidiane del 5-10%. Se chi vende quei corsi conoscesse veramente i segreti per performare a quei livelli, sarebbe miliardario, la matematica non è un'opinione. E quindi si guarderebbe bene dal fare il buffone online ma si concentrerebbe sui suoi trading miracolosi.

La via semplice è spesso la più efficace

Dopo aver passato in rassegna le principali paure che frenano gli italiani quando si parla di investimenti — dai costi nascosti ai conflitti di interesse, passando per strumenti troppo complessi — il quadro è chiaro: il vero ostacolo non è la mancanza di competenze, ma la mancanza di trasparenza.

Gli investimenti non devono essere complicati, né riservati a chi dispone di grandi capitali. Le soluzioni esistono, e sono ormai a portata di tutti. La combinazione di strumenti semplici, costi bassi e una strategia paziente e costante nel tempo è ciò che ha permesso a milioni di investitori nel mondo di costruire ricchezza senza stress e senza sorprese.

Inizia oggi a investire in autonomia

Se vuoi investire con un conto titoli gratuito, costi di negoziazione ridotti, massima trasparenza, un’interfaccia intuitiva e tutta la flessibilità necessaria per costruire un portafoglio davvero tuo, allora potrebbe valere la pena dare un’occhiata a Scalable Capital.

La piattaforma tedesca, che da settembre 2025 ha ottenuto la licenza bancaria completa dalla BCE, permette di partire con pochi euro, investire in ETF a basso costo, evitare commissioni e mantenere sempre il pieno controllo del proprio capitale.

Per maggiori informazioni e per aprire un conto su Scalable Capital, seguite questo link.  

*I dati relativi alla sottoperformance dei fondi a gestione attiva USA e Italia sono tratti dai report periodici S&P Dow Jones Indices (SPIVA Europe Scorecard) e Morningstar Active/Passive Barometer. In particolare, il dato del 98% si riferisce all'analisi decennale dei fondi azionari italiani.

**Il dato sulla commissione media di gestione dei fondi in Italia (1,42%) è riferito allo studio annuale Morningstar Global Investor Experience Study

Avvertenza legale!

Investire comporta dei rischi. Le informazioni contenute in questo articolo hanno esclusivamente finalità informative e divulgative. Non costituiscono in alcun modo consulenza finanziaria personalizzata, né una raccomandazione di investimento ai sensi del D.Lgs. 58/1998. Prima di assumere decisioni di investimento è opportuno valutare la propria situazione personale e, se necessario, rivolgersi a un consulente finanziario abilitato.

Questo articolo è sponsorizzato da Scalable Capital. Questo non influenza l'analisi oggettiva, ma costituisce un rapporto commerciale trasparente.