Notizie online a pagamento? Sì ma come su iTunes

Un aggregatore di articoli di giornali che funziona come iTunes: compri solo quelli che vuoi leggere, da qualsiasi testata, per pochi centesimi. La piattaforma olandese Blendle sta avendo molto successo. In sei mesi già 130mila utenti. Ha attirato attenzione e soldi da parte del New York Times e del gruppo Springer. Arriverà anche in Italia?

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a cura di Pino Bruno

Ok, in Olanda i giornali li leggono tutti, mentre in Italia chi compra un quotidiano andrebbe tutelato dal WWF come specie in via di estinzione. Certo, molto dipende dalle scelte degli editori, che svuotano le redazioni per risparmiare, arruolano stuoli di collaboratori pagati come schiavi e poi si meravigliano dello scarso appeal in edicola. Non è questo il punto. Quando c'è crisi, gli editori intelligenti perlustrano nuove strade. Sperimentano. Così come si sta facendo in Olanda con Blendle.

È in vita da pochi mesi – ha esordito ad aprile – e ha già conquistato 130mila olandesi. È un nuovo modello di business, inventato dai giornalisti Marten Blankesteijn e Alexander Klöpping. Tanto appetibile che due colossi dell'editoria mondiale come il gruppo di Axel Springer e il New York Times hanno deciso di investire nell'idea tre milioni di euro. Ne ha parlato ieri il Wall Street Journal, segno evidente del forte interesse dei big nei confronti di tutto quello che può rivitalizzare il settore.

Blendle è un aggregatore di articoli. Ce ne sono già tanti, ma questo sta dimostrando di funzionare. Perché? Forse perché si ispira a un modello consolidato: iTunes. Già, la piattaforma non fa altro che proporre in vetrina gli articoli più interessanti di quotidiani e magazine olandesi, quelli delle firme più prestigiose e quelli dei giornalisti bravi. Chi vuole leggerli clicca e paga: alcuni costano 10 centesimi di euro, altri 25, altri ancora 49 o 75 centesimi, fino a un massimo di 90. Così come si fa per i singoli brani musicali su iTunes. È come avere un'intera edicola a disposizione, piluccare, scegliere, acquistare, leggere. È un altro approccio al paywall, perché va al di là della singola testata.

È un modello che può far paura, ma non agli editori olandesi, che hanno accettato la sfida. È una piccola rivoluzione, che va oltre gli abbonamenti tradizionali. Così Blendle ha attirato l'attenzione di New York Times e Springer e potrebbe diventare un fenomeno da esportazione.

Dicono Marten Blankesteijn e Alexander Klöpping che il pubblico di Blendle è più giovane rispetto a quello consueto dei lettori di giornali: il 60% ha tra i 20 e i 35 anni. È un segmento che da sempre i media tradizionali cercano di intercettare senza riuscirvi.

Per attirare le giovani generazioni, Blendle si basa su cinque pilastri: la piattaforma web è gradevole e facile da usare, i social network la fanno da padroni, prezzi molto bassi, pagamento semplificato e rimborso se l'articolo acquistato non piace. Questa "garanzia" incoraggia gli utenti a comprare di più. Fino ad oggi i lettori acquistano in media cinque articoli al mese. Quelli più popolari sono le inchieste, le analisi, gli approfondimenti.

Blendle non sarà la soluzione alla crisi dell'editoria, ma in Olanda sta funzionando. C'è qualcuno della FIEG (Federazione Italiana Editori di Giornali) in ascolto?