Occhiali 3D pericolosi in Italia, guai per un produttore

La Procura di Roma sta valutando l'esposto del Codacons sugli occhiali 3D: si parla di materiali non a norma per almeno un produttore. I carabinieri del NAS stanno procedendo con gli accertamenti.

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a cura di Dario D'Elia

Gli occhiali 3D normalmente forniti dai cinema sono pericolosi. Ovviamente non tutti, ma secondo il Condacons c'è da preoccuparsi perché il problema riguarda almeno uno dei più importanti produttori al mondo - sui quattro che si contendono il mercato. "Non si tratta della Sony", hanno dichiarato gli inquirenti, ma è certo che si tratta di un'azienda giapponese. La Procura di Roma ha aperto un'inchiesta perché l'esposto della nota associazione dei consumatori è ben documentato.

Il sostituto procuratore Pietro Pollidori ha affidato gli accertamenti ai carabinieri del NAS perché si presume non solo la pericolosità delle lenti adottate ma anche l'uso improprio degli occhiali fatto nelle sale. Non vi sono ancora ipotesi di reato, ma Codacons parla di uso di materiali non a norma e rischi per la salute. Insomma, il PM dovrà decidere, una volta raccolti tutti i dati, sull'eventuale sequestro preventivo.

Occhiali 3D al cinema

Secondo indiscrezioni gli effetti nocivi sarebbero inconfutabili, e motivati da anomalie nei materiali. Codacons ha citato ad esempio il caso di una bimba di 3 anni che nel 2010 dopo una proiezione "riportò una fortissima infiammazione all'occhio sinistro". Un problema che richiese un intervento di emergenza e una cura cortisonica.

"Gli occhiali non hanno marcatura Ce, sono di materiali di ignota provenienza, non vengono sterilizzati dopo l'uso e cambiano almeno tre volti al giorno", denunciò ai tempi l'associazione dei consumatori. Dopodiché, com'è risaputo, il Ministero della Salute impose delle direttive stringenti. La prima impone ai gestori delle sale di ricordare che la visione 3D "è controindicata ai bambini al di sotto dei sei anni e che l'utilizzo degli occhiali anche negli adulti va limitato nel tempo, per una durata non superiore a quella di un singolo spettacolo, compreso l'intervallo".

Il tutto per evitare "qualche disturbo di ordine funzionale in soggetti di tenera età, sia perché ancora la visione binoculare non è presente o non del tutto consolidata, sia perché i bimbi possono essere affetti da strabismo o da altro disturbo visivo".

La seconda indicazione è che vengano adottati occhialini monouso oppure versioni speciali per ridurre "il rischio di trasmissione di infezioni batteriche e virali". Ebbene, il caso vuole che sia finita nei guai l'azienda che ha deciso di snobbare i prodotti monouso.