In Nevada hanno usato un drone per praticare l'inseminazione delle nuvole, vale a dire "sparare" ioduro d'argento e favorire così la formazione di pioggia. Si tratta di una tecnica usata da diversi decenni, e che si basa sull'idea di ghiacciare l'acqua già presente nella nuvola, e ottenere poi maggiori precipitazioni.
Secondo la relativa pagina di Wikipedia c'è un certo dibattito riguardo l'efficacia di questo metodo, che tuttavia è usato in molte aree del mondo aride. La novità sta nell'uso del drone invece che di un areo con un pilota umano.
Il drone riduce quindi i costi dell'operazione, e di conseguenza aiuta a massimizzare i benefici ottenuti coltivando le terre bagnate dalla pioggia. In particolare, il drone è un modello ad ala fissa ribattezzato Sandoval Silver State Seeder.
Potrebbe essere una buona notizia per l'agricoltura delle aree meno umide del mondo, ma anche alimentare l'infinito dibattito sulle scie chimiche. Fino ad ora i sostenitori di tale (inserire aggettivo) teoria hanno affermato che sono aerei pilotati a spargere sostanze pericolose sulle nostre teste.
Ora si potrà aggiungere al mosaico l'idea che l'operazione venga svolte da macchine a controllo remoto, più piccole e più difficili da individuare. E, perché no, sentiremo anche parlare di scie chimiche distribuite da macchine totalmente autonome, che hanno deciso in proprio di affumicarci. Sarebbe una specie di Skynet del complotto… insomma una volta che si avvia la macchina speculativa, mica la fermi con un drone.