GfK Group ha realizzato un rapporto sulla pirateria online che sconfessa le major: chi condivide file pirata spesso è un buon acquirente di musica e film. In verità la cosa è risaputa, poiché negli ultimi anni le indagini di questo genere ormai non si contano più. Il lato triste della vicenda è che il committente del rapporto GfK Group (Society for Consumer Research), per altro al momento sconosciuto, a seguito dei risultati avrebbe deciso di chiudere in cassaforte ogni documento.
il destino di un mulo
Secondo indiscrezioni è probabile che vi fosse coinvolta qualche azienda del settore o associazione per la salvaguardia del copyright. Già , perché l'analisi riguardava l'utenza di Kino.to, una piattaforma tedesca di video-on-demand illegale chiusa a giugno a seguito da un'imponente operazione di Polizia.
GfK Group in qualche modo alleggeriva la posizione degli utenti Kino.to: da pirati senza ritegno a consumatori accorti. La piattaforma in pratica veniva usata per valutare la qualità dell'offerta cinematografica: l'apprezzamento di solito favorisce l'acquisto legale di DVD e una maggiore frequentazione delle sale cinematografiche. "Se scarichi film, hai un maggior interesse nei confronti del cinema", avrebbe detto una fonte vicina a GfK.
Il buon senso dice che questa equazione non può essere perfetta: difficile pensare che tutti gli utenti che scaricano musica e film siano potenziali "heavy consumer". Diciamo che di fronte alla qualità è più facile essere invogliati a spendere… sempre che i listini siano adeguati.
I diritti di copyright sono giustamente oggetto di dibattito per la loro importanza, ma quando vengono applicati alla spazzatura dovrebbero essere un po' più elastici. Come si può parlare di arte e salvaguardia della creatività quando più del 50% (a essere buoni) della produzione di Hollywood è a dir poco imbarazzante?