"La maggior parte delle soluzioni hardware è stata sviluppata per fornire il massimo delle funzionalità e delle performance, senza badare agli effetti collaterali sull'ambiente", ha sottolineato Kumar. "Ad esempio, un data center tradizionale consuma più del 60% dell'energia per il solo raffreddamento. E se pensiamo alla dismissione dei PC lo scenario si complica ulteriormente. In base alle nostre ricerche, infatti, sappiamo che entro i prossimi cinque anni più di 800 milioni di PC in tutto il mondo verranno rimpiazzati. Di questi il 46% finirà nelle discariche o in altri luoghi di deposito senza essere riciclato".
Kumar è convinto che questa strategia non sia sostenibile neanche a medio termine. "E' un male per l'ambiente e per il business. Sono convinto che i consumatori e le imprese più attente preferiranno investire in prodotto e servizi che sono stati sviluppati e distribuiti da aziende responsabili nei confronti dell'ambiente".
La direttiva europea WEEE (Waste of Electrical and Electronic Equipment) che sarà operativa dal prossimo gennaio 2007 imporrà importanti restrizioni sulla disperisone del materiale elettrico. I cicli di vita IT si sono accorciati, quindi è evidente che la produzione volga lo sguardo verso soluzioni a basso impatto ambientale. Anche la direttiva RoHs (Restriction of Hazardous Substance), che è entrata in vigore lo scorso luglio, è concetrata su questa direzione. "L'Unione Europea, al momento, rappresenta l'avanguardia verde dell'industria IT. Aumentare le reponsabilità dei produttori vuol dire obbligare i vendor a lavorare diversamente nel design, nella produzione e anche nel marketing", ha confermato Meike Escherich, ricercatore di Gartner .
"L'industria IT dovrebbe distinguersi come elemento chiave della soluzione verde. Perché se questo non dovesse accadere sarebbe considerata come parte del problema", ha concluso Prentice.