PD, IdV e FLI criticano la normativa AGCOM

I senatori del Partito Democratico Vincenzo Vita e Luigi Vimercati, Antonio Di Pietro dell'Italia dei Valori e Flavia Perina di Futuro e Libertà criticano la normativa AGCOM sul copyright. Si chiede un'audizione del presidente Calabrò e che il dibattito si sposti in Parlamento.

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a cura di Dario D'Elia

Partito Democratico e Italia dei Valori hanno deciso di schierarsi contro il provvedimento AGCOM riguardante i diritti di copyright. I senatori del Partito Democratico Vincenzo Vita e Luigi Vimercati, nonché lo stesso esponente dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro, in ordine sparso hanno colto l'occasione per spostare il dibattito online nei palazzi della politica.

"Abbiamo chiesto oggi nella competente commissione Lavori pubblici del Senato un'audizione urgente del presidente dell'AGCOM Corrado Calabrò", hanno dichiarato i due senatori del PD. "Il tema sul quale riteniamo urgentissimo un chiarimento è il regolamento sui diritti d'autore. Da quanto emerge si può supporre che la disciplina in via di definizione vada oltre la delega già discutibile prevista dal decreto Romani di fine marzo 2010. Inoltre, pare inquietante l'eventuale surroga dei poteri del giudice naturale, con l'ipotesi di chiusura, in caso di inadempienza, dei siti rei di violare il diritto d'autore".

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"Pare a noi un esercizio improprio della delega tanto più che lo stesso Calabrò nella recente relazione al Parlamento ha dichiarato necessaria una norma primaria di legge. È opinione comune in tante parti del Parlamento che, a questo punto, sia opportuna una moratoria, in attesa di una procedura istituzionalmente più corretta, non lesiva delle prerogative delle Camere".

L'intervento di Di Pietro è stato preciso nella disamina. "In questa norma ci sono almeno tre elementi inaccettabili anche per chi, come me, ritiene che il diritto d'autore vada protetto e garantito. Il primo è che non si può oscurare un sito, o rimuovere d'autorità un contenuto, senza che a deciderlo sia l'autorità giudiziaria. In caso contrario, infatti, si affiderebbe all'Authority un potere di censura illimitato e incontrollato. La presenza del giudice garantisce il diritto, la sua assenza, invece, rende possibile, e forse probabile, l'arbitrio", ha spiegato l'ex pubblico ministero. 

"In secondo luogo, la tabella fissata dall'AGCOM nega di fatto il diritto alla difesa dei siti incriminati. Con un margine di due giorni, e cinque di contraddittorio prima dell'oscuramento, non ci sarà nemmeno il tempo di preparare le carte per sostenere le proprie ragioni. E che cosa succede se il sito è estero? Con i tempi concessi dall'AGCOM non avrebbe nemmeno il tempo di essere avvertito dell'imminente oscuramento! Infine, la regola fissata dall'Authority è cieca. Nel senso che non fa distinzione tra i differenti siti. Come se una banca dati o un sito privato fossero la stessa cosa, o come se si potessero valutare allo stesso modo un sito costruito a scopo di lucro e uno che quello scopo non ce l'ha".

La conclusione di Di Pietro è che decisioni di questa portata dovrebbero spettare alle Camere e "andrebbero prese di comune accordo con le parti interessate". 

Il dibattito in Parlamento

"Invece l'Agcom ha scritto il regolamento ascoltando solo la lobby dei titolari dei diritti, escludendo dalla concertazione gli utenti e le associazioni per le libertà digitali. Su questo ho già chiesto al ministro Romani una risposta e, come IdV, abbiamo presentato un'interrogazione al Presidente del Consiglio dei Ministri. Credo, quindi, che si debba aderire a qualsiasi forma di protesta (petizione sitononraggiungibile, NdR) che miri a bloccare questa norma e a difendere la libertà della Rete, che è la chiave stessa della democrazia del futuro".

Anche per la parlamentare di Futuro e Libertà, Flavia Perina,"è giunto il momento di una revisione generale da parte del Parlamento della disciplina del diritto d'autore, ormai datata, per adeguarla alle nuove tecnologie e ai nuovi modi di fruizione dei contenuti protetti da copyright". 

"In attesa che ciò avvenga, è impensabile attribuire all'AGCOM un ruolo di supplenza o addirittura assegnarle poteri sostitutivi dell'autorità giudiziaria come quelli di chiusura o oscuramento di siti Internet", ha aggiunto la Perina. 

"Altrove questa si chiamerebbe censura ed è possibile che nel mondo così verrebbe definita la disciplina italiana, se la delibera dell'AGCOM venisse emanata. A questo punto, o l'Autorità sospende l'emanazione della delibera, lasciando al Parlamento la prerogativa d'intervenire sul diritto d'autore, o sottopone la bozza di delibera alle commissioni parlamentari competenti in materia, per tener conto delle osservazioni che queste intenderanno fare".