Polizia francese con super poteri di censura online

Il Governo francese, in seguito alla strage di Charlie Hebdo, ha redatto una proposta di legge per consentire alla polizia di bloccare siti web che istigano alla violenza terroristica e quelli pedopornografici. Il tutto senza coinvolgere la magistratura.

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a cura di Dario D'Elia

Il governo francese vuole il blocco immediato di tutti i siti web che istigano alla violenza terroristica e quelli che ne giustificano l'ideologia. La bozza di decreto è già stata trasmessa a Bruxelles, ma l'intellighenzia già si interroga sugli eventuali rischi per la libertà di espressione.

Gli attacchi terroristici di Parigi e la tragedia che si è consumata nella redazione del settimanale "Charlie Hebdo" rischiano di lasciare un segno indelebile anche sul fronte dei diritti costituzionali. Ieri nella capitale c'è stata una manifestazione di solidarietà che ha coinvolto non solo il popolo ma anche numerosi ministri e capi di Stato, fra cui Renzi e Alfano.

Il dibattito tra gomma e lapis

Il dibattito tra gomma e lapis

L'incontro politico ha prodotto un documento di intenti che prevede una controffensiva anti-terroristica su numerosi fronti, compreso quello digitale. Se da una parte maggiore cooperazione internazionale e dura lotta al traffico di armi illegali erano prevedibili, la preoccupazione nei confronti dell'uso di Internet per "alimentare odio e violenza" rischia di alterare gli equilibri costituzionali.

Si parla di salvaguardare le libertà fondamentali, come la libera espressione, ma anche di intervenire sugli abusi con il coinvolgimento diretto degli Internet Provider. "[…] è essenziale creare le condizioni di un veloce reporting sul materiale che mira all'odio e al terrore e strumenti per la sua rimozione dove sia appropriato/possibile", si legge nel documento congiunto. In questo caso mancano i dettagli tecnici e la descrizione dei meccanismi che dovranno far funzionare la macchina, mentre la proposta Hollande è già confezionata per essere approvata in Parlamento.

documenti di intenti proposta di legge del Governo francese

Un passaggio del documenti di intenti

I consulenti dell'Eliseo hanno consigliato al presidente di fornire alla polizia postale francese il potere di bloccare l'accesso ai siti pericolosi grazie alla collaborazione forzata degli internet service provider. Il tutto senza il coinvolgimento della magistratura. La "censura" di emergenza potrebbe scattare sia in caso di siti terroristici che in caso di siti pedopornografici.

Gli ISP dovrebbero intervenire in massimo 24 ore e far comparire al posto dei siti specifiche pagine Web che indicano la natura illecita dell'attività online. L'eventuale revoca dovrebbe pervenire nuovamente dalla polizia.

"Si tratta, nella sostanza, di una soluzione sovrapponibile a quella già utilizzata, anche nel nostro Paese, per la lotta alla pedopornografia online che, tuttavia, la Francia, vorrebbe ora allargare ad una serie di reati dichiaratamente di opinione quali sono, appunto, quelli di istigazione o apologia di atti terroristici", puntualizza oggi su Il Fatto Quotidiano l'avvocato IT Guido Scorza.

manifestazione a Parigi

La grande manifestazione di ieri a Parigi

La questione di fondo è che il legittimo desiderio di reazione ai fatti di Parigi – per altro già cavalcato da Anonymous in queste ore - rischia di rimettere in discussione uno dei capisaldi della società civile, ovvero il ruolo della giustizia. 

Oggi esiste già un sistema di garanzia che valuta il rapporto tra immediatezza dell'intervento e il rispetto dei diritti costituzionali. Magari non è il massimo dell'efficienza, ma la sua terzietà dovrebbe proteggere le parti in causa da eventuali abusi.   

"Non è, infatti, sempre facile – ed anzi non lo è nella più parte dei casi – distinguere l’opinione legittima, per quanto, talvolta, violenta o non condivisibile dai più, dalla manifestazione del pensiero di chi scientemente scrive o dice qualcosa con l’intento di istigare altri a commettere un atto terroristico o ne fa apologia", scrive Scorza

"Tirare una linea di confine tra l’esercizio legittimo della libertà di parola e l’istigazione o l’apologia di un atto di terrorismo è un 'esercizio' difficile persino per un giudice che sia chiamato ad assumerlo con i tempi ed i modi di un processo per quanto sommario".

Per questi motivi demandare questo potere a un'autorità amministrativa come la polizia potrebbe essere un errore. Un piede in fallo che forse non sarebbe piaciuto neanche alle matite anarcoidi di Charlie Hebdo.