Prestare beni digitali non viola il copyright, sostiene Internet Archive

Internet Archive difende il suo programma di prestito digitale come "fair use" nella recente causa di violazione del copyright intentata dai principali editori.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Se compro un film digitale lo posso prestare? E un libro? E un videogioco? La risposta che tutti ci daremmo è no, anche perché la proprietà digitale non è vera proprietà e non è nemmeno tecnicamente possibile prestarlo. I libri tuttavia rappresentano un’eccezione, come sa chi frequenta le biblioteche. Ebbene, la questione è finita in tribunale. 

Internet Archive infatti si è appellata contro una sentenza secondo cui il suo programma di prestito digitale rappresenta violazione del copyright, affermando che si tratta invece di Fair Use. Il fondatore Brewster Kahle vede questa battaglia legale come cruciale per il futuro delle biblioteche negli Stati Uniti e nel mondo.

Il caso nasce nel 2020, quando due grandi editori hanno citato in giudizio Internet Archive (IA) per violazione del copyright, equiparando la sua 'Open Library' a un sito pirata.

La biblioteca di IA è un'operazione no-profit che digitalizza libri fisici, poi noleggiabili agli utenti in formato ebook. Solo un utente alla volta può prendere in prestito una copia digitale di un libro fisico per un periodo limitato, seguendo il concetto tradizionale di biblioteca. Il metodo è simile a quello di molte biblioteche comunali ed è usato anche in Italia. La differenza, che potrebbe essere importante, è che le biblioteche municipali acquisiscono la copia digitale con una licenza apposita. 

Dal punto di vista dell'utente finale tuttavia non cambia nulla: l’utente registrato può leggere il libro gratuitamente, avendo accesso al testo per un periodo limitato. Secondo i querelanti tuttavia la biblioteca di IA è un'operazione fuorilegge che compie volontariamente violazioni di copyright su vasta scala, danneggiando direttamente i loro profitti.

L'Internet Archive ha respinto fermamente le accuse di violazione del copyright, difendendosi sulla base dell'uso equo protetto dalla legge. Nel suo appello, IA sostiene che il tribunale ha commesso un errore rigettando la sua difesa di uso equo. IA ritiene che il suo servizio favorisca la creazione e la condivisione della conoscenza, un obiettivo fondamentale del copyright.

Il documento sottolinea che il caso va oltre l'Internet Archive, definendolo un attacco a una pratica consolidata di centinaia di biblioteche per fornire accesso pubblico alle loro collezioni.