RAI Wi-Fi: usare i ponti radio TV per il wireless broadband

Leonardo Metalli, redattore del TG1, ha proposto di affrontare il digital divide con un progetto RAI. L'idea è quella di usare i ponti radio televisivi per veicolare il wireless broadband nelle zone più difficili da raggiungere con le infrastrutture fisiche.

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a cura di Dario D'Elia

La RAI potrebbe sfruttare le sue infrastrutture per diffondere non solo il segnale televisivo ma anche quello wireless broadband. La proposta è di Leonardo Metalli, redattore del TG1 nonché simpatizzante del Movimento 5 Stelle. Proprio sul Forum grillino due settimane fa ha suggerito un progetto di legge per combattere il digitale divide e rendere più digeribile il canone RAI.

Dovrebbe chiamarsi "Wi-Fi RAI Way" e strizza l'occhio a un vecchio report RAI del 2006, scoperto dal Corriere della Sera. Ai tempi si parlava della possibilità di "raggiungere alcune aree del nostro Paese dove la conformazione orografica del territorio e/o la scarsa densità abitativa rendono economicamente proibitive soluzioni wired". Il tutto per incrementare l'offerta di servizi consumer con un pacchetto base e andare in contro alle esigenze della Pubblica Amministrazione.

RAI wireless broadband

Tecnicamente bisognerebbe attrezzare una selezione di ponti radio RAI, che sono circa 2.200 su tutto il territorio nazionale. "Di questi almeno 150 sono strutturati in modo da ridistribuire i segnali alle isole o a distanze di oltre 400 Km", scrive Metalli. "La rete di collegamento Wi-Fi gratuita coinvolgerà anche gli esercenti che potranno montare i ripetitori hotspot Wi-Fi nei loro esercizi commerciali incrementando il volume d'affari attraverso la pubblicità. Gli hotspot pubblici saranno posizionati in luoghi comuni dove l'utente potrà usufruire del servizio Wi-Fi".

A quel punto l'unico onere a carico dell'utente finale sarebbe quello del canone RAI, che in verità già paga per la televisione. "L'accordo di servizio pubblico Rai Wi-Fi consentirà di collegarsi ad Internet attraverso dispositivi wireless senza alcuna limitazione di fascia oraria e di numero pagine consultate on Web, ma soprattutto di effettuare telefonate VoIP e ricevere posta elettronica", prosegue il giornalista RAI.

Antenne RAI

Già, ma chi dovrebbe pagare per questo aggiornamento infrastrutturale? Lo Stato. Però è vero che coinvolgendo l'ANCI, l'associazione italiana dei comuni italiani, potrebbe profilarsi come una strategia low-cost per ottenere servizi minimi di connettività.

"Un sistema del genere, se offerto a costo zero, porterebbe una forte spinta competitiva nel settore", ha commentato Filippo Renga, coordinatore dell'Osservatorio Mobile del Politecnico di Milano. "Nei Paesi in cui viene offerto gratuitamente il Wi-Fi non sostituisce la necessità di una banda in casa, semplicemente dà una pressione competitiva. E se non sono i costi ad abbassarsi allora è la qualità a migliorare".