Renzi taglia le tasse e sega la banda larga? No

Il Governo ha deciso di mettere all'asta le frequenze della "Banda L". Nel 2015 potrebbero fruttare circa 600 milioni di euro. Gli operatori TLC potranno farne uso per potenziare le prestazioni in download.

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a cura di Dario D'Elia

Ieri sera quando impazzavano le slide della Legge di Stabilità a molti sarà caduto l'occhio su quella voce di entrata (per lo Stato) di 600 milioni riguardante la "Banda L". Il pensiero non poteva che essere "vai, ci siamo fumati un pezzo di investimenti per la banda larga". Invece fortunatamente si è scoperto poi che quel "Banda L" riguardava proprio il pacchetto di frequenza tra i 1452 e i 1492 MHz destinata anni fa al T-DAB (Terrestrial Digital Audio Broadcasting). Possiamo sopravvivere senza, la tecnologia DAB già oggi sfrutta frequenze diverse.

Banda L

Ad ogni modo l'asta della Banda L dovrebbe fruttare nella peggiore delle ipotesi – stime governative – circa 600 milioni di euro. Queste frequenze dovrebbero far gola agli operatori di telefonia mobile, che potrebbero sfruttarle per potenziare le prestazioni in download (SDL - Supplemental Down Link).

Secondo il Corriere delle Comunicazioni i 40MHz a disposizione potrebbero essere assegnati in più lotti: la soluzione più ragionevole dovrebbe essere quella di 2 pacchetti da 20 MHz. È comunque un terreno minato perché la Commissione Europea, nell'ottica della riorganizzazione delle frequenze, potrebbe approvare entro il 2016 una serie di vincoli per la Banda L.

in sintesi è una buona notizia: avevamo delle frequenze pressoché inutilizzate che contribuiranno a fare cassa e che si trasformeranno in nuove risorse per le telco.