Russia e Cina unite dall'amore per la censura online

Wikipedia e Google sono critiche nei confronti delle politiche censorie attuate da Russia e Cina. Mosca sta valutando una legge che potrebbe bloccare l'informazione online. In Cina invece la situazione ormai è cristallizzata, ma in futuro qualcosa potrebbe cambiare.

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a cura di Dario D'Elia

Russia e Cina sono apertamente contro la libertà di espressione online, almeno secondo Wikipedia e Google. Triste che a ricordarlo siano due realtà non istituzionali, ma forse con la recente risoluzione ONU a favore dei diritti digitali qualcosa potrebbe muoversi in sede comunitaria. Wikipedia ha deciso di protestare contro la nuova proposta di legge per l'Informazione auto-oscurandosi per tutta la settimana. Proprio in questi giorni il Parlamento dovrebbe esprimersi su una normativa che con la scusa di combattere la pornografia illegale, lo spaccio di droga e l'estremismo ideologico potrebbe consentire la chiusura immediata di siti e blog ostili al regime.

Ovviamente non è né scontato l'iter parlamentare né il reale effetto di tale legge sui diritti civili. Le uniche certezze per ora provengono da Reporters Without Borders (Reporter Senza Frontiere) e dall'ONU. La prima ha inserito la Russia nella lista dei paesi da tenere d'occhio, quanto a libertà online; la seconda ha registrato il voto contrario di Mosca alla risoluzione sui diritti digitali.

Censura online

In Cina invece la situazione sembra essere più chiara: la censura digitale è ampiamente regolamentata. "La Cina ha l'unico governo che è coinvolto in un'attiva e dinamica censura. Non scherzano al riguardo", ha dichiarato recentemente il presidente di Google, Eric Schmidt, durante un'intervista con il magazine The Cable.

La buona notizia è che è solo una questione di tempo. Avere concesso spazio alla tecnologia e al digitale di fatto ha aperto un varco. Alexis de Tocqueville nell'800 parlava delle "aspettative crescenti" nel suo studio sulla rivoluzione francese. La teoria è che non siano le condizioni economiche estreme a convincere una popolazione alla rivoluzione, bensì la distanza tra le aspettative e la realtà.

"Personalmente credo che non si possa costruire una moderna società della conoscenza con questo tipo di comportamenti", ha aggiunto Schmidt. "Penso che la maggioranza delle persone di Google sia d'accordo. La prossima domanda è quando, e nessuno conosce la risposta. Ma fra un po' di tempo penso che questo tipo di regime finirà? Senza dubbio sì".