Samsung respinge le accuse: nessun minore lavora per noi

L'azienda sudcoreana nega con fermezza che nell'impianto di un fornitore cinese vi siano lavoratori minorenni. La presa di posizione dopo le pesanti accuse dell'organizzazione China Labor Watch.

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a cura di Manolo De Agostini

Samsung respinge al mittente le accuse di sfruttamento di minori presso un proprio fornitore, mosse poche ore fa dall'organizzazione China Labor Watch, che si occupa della difesa dei diritti dei lavoratori nel grande paese asiatico.

In un comunicato l'azienda sudcoreana specifica che il 90% dei componenti dei propri prodotti è realizzata in casa, in impianti di proprietà e che solo una piccola quota di pezzi proviene da fornitori esterni. "Ci stiamo muovendo il più rapidamente possibile per risolvere i problemi che abbiamo identificato durante le nostre indagini", specifica Samsung facendo riferimento ai controlli effettuati a settembre (Samsung ha una soluzione per i lavoratori cinesi sfruttati).

"Samsung mantiene sé stessa e i fornitori sui più alti standard e ha una politica di tolleranza zero verso il lavoro minorile. Confermiamo che non ci sono lavoratori minorenni occupati presso il nostro fornitore HTNS Shenzhen Co., Ltd", si legge nel comunicato.

L'azienda aggiunge che l'indagine il 14 dicembre ha avuto un incontro con la presunta lavoratrice minorenne. Un rappresentante di China Labor Watch era presente al meeting nel quale la giovane ha confermato di avere la maggiore età. Durante l'incontro la ragazza ha affermato, secondo Samsung, "non capisco perché abbiamo questa discussione. Ho più di 18 anni".

"Abbiamo inoltre avuto conferma che le altre due dipendenti presunte minorenni, che non lavorano più con questo fornitore, erano maggiorenni quando sono state assunte. Durante il processo di assunzione, la loro età e identità sono state verificate tramite un dispositivo elettronico che rileva carte d'identità false", ha aggiunto l'azienda di Seoul, reiterando l'impegno nell'adozione delle misure annunciate poche settimane fa.