Franco Bernabè, amministratore delegato di Telecom Italia, continua a sostenere che l'eventuale scorporo della rete sia da considerarsi fantasioso, irrealizzabile e contro il buon senso. Ieri il quotidiano La Repubblica ha pubblicato una sua lettera di risposta alle critiche del giornalista finanziario Massimo Giannini – che ha definito lunedì scorso l'AD un "agguerrito e isolato, a difendere quella specie di Fortezza Bastiani che ormai diventata la povera Telecom".
Franco Bernabè, amministratore delegato di Telecom Italia
Insomma, il dirigente sostiene non solo che la tenuta di Telecom Italia rispetto alla crisi sia stata adeguata, ma che il piano industriale infrastrutturale per il triennio 2009-2011 da 6,7 miliardi di euro "rappresenta uno dei principali propulsori dell'economia del nostro Paese ".
Telecom ha le idee chiare: una la priorità fondamentale. "[…] mantenere l'integrità dell'azienda a dispetto di quelli che suggeriscono una sua amputazione, sostenendo il curioso argomento per il quale una Telecom Italia amputata e quindi impossibilitata a farsi carico degli investimenti per ammodernare la rete, rispondesse meglio alle esigenze del Paese", ha spiegato il dirigente. La stessa creazione di Open Access è "giudicata da molti osservatori uno dei migliori esempi internazionali sul tema dalla parità dell'accesso".
"La verità è che il Paese, per dotarsi delle infrastrutture in grado di sostenere lo sviluppo dei servizi a banda larga e ultralarga e più in generale dell'ICT, deve poter contare sugli investimenti di Telecom Italia, degli altri operatori di telecomunicazioni, e dello Stato per quanto riguarda le aree a fallimento di mercato" ha sottolineato Bernabé.
In conclusione (Telecom) "deve essere lasciata tranquilla di operare, nell'interesse tutti. Solo in questo modo potrà veramente essere centrale allo sviluppo del Paese".
Insomma, ancora una volta non disturbate il manovratore perché tutto va benissimo. Stupefacente! In tutti i sensi.