Sky plaude le scelte del Governo Monti e rilancia nel digitale

L'amministratore delegato di Sky condivide la scelta dell'asta per le frequenze del digitale terrestre. Pungola Mediaset sull'insuccesso di Mediaset Premium e rilancia con le prossime iniziative digitali del Gruppo.

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a cura di Dario D'Elia

Sky non sa ancora se parteciperà all'asta per le frequenze del digitale terrestre, ma approva la rinnovata strategia del Governo che punta alla pluralità e alla valorizzazione degli asset televisivi. Le parole dell'amministratore delegato Andrea Zappia su Il Sole 24 Ore di oggi sono in netto contrasto con le recenti esternazioni del vicepresidente esecutivo di Mediaset Piersilvio Berlusconi. Il primo parla con cautela della scelta del Governo Monti. "Un passo previsto e dovuto, in linea con molte altre loro scelte di politica economica e con quanto chiesto e ribadito dalla Commissione Europea", sostiene Zappia.

"La nuova gara per le frequenze? Così com'è congegnata rischia di escludere Mediaset in partenza. È assurdo, sembra di essere tornati ai tempi del governo Prodi in cui Paolo Gentiloni era ministro. Al momento una sola cosa è certa: sarà un'asta al ribasso", ha dichiarato ieri l'altro dirigente Mediaset in una lunga intervista a La Repubblica. Da rilevare non a caso che Mediaset il 13 marzo ha presentato ricorso al TAR contro lo stop al beauty contest.

Andrea Zappia

Effettivamente il Governo ha imposto un tetto massimo di 5 multiplex per operatore che potrebbe escludere Rai e Mediaset dalla competizione se decidessero di chiedere all'AGCOM la conversione delle vecchie licenze per il digitale terrestre mobile (Rai, Mediaset e H3G potranno godere di 18 nuovi canali TV). Per altro tutti gli esperti del settore hanno fatto notare che quelle in mano alla Rai riguardano frequenze più deboli, incompatibili per una vera e propria copertura nazionale.

"Trovo limitante concentrarsi solo sullo sviluppo del digitale terrestre, è un dibattito vecchio. Perché tra le varie tecnologie non è necessariamente quella più interessante, soprattutto per le televisioni non generaliste e per un'azienda come la nostra, che punta sulla qualità", aggiunge Zappia, probabilmente pensando anche al prossimo lancio dei servizi video-on-demand.

La stoccata ai concorrenti però arriva sui contenuti premium. "Sul fronte pay, e mi riferisco all'offerta di Mediaset Premium, provo un certo disagio nel pensare che venga tollerato un business strutturalmente in perdita, con l'ennesimo posticipo di pareggio", sostiene l'AD di Sky. "Con la tesi che è giusto operare in questo modo per controllare la crescita di Sky. Credo che questa impostazione non sia positiva e che sia un elemento di rischio per tutti".

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I numeri dicono che Mediaset Premium ha registrato una perdita operativa di 68,5 milioni di euro, dopo un quasi pareggio nel 2010. Il rialzo della rinegoziazione dei diritti del calcio, anche se sono aumentati i ricavi, si sono fatti sentire notevolmente. E non sta aiutando neanche la riduzione degli introiti pubblicitari, che probabilmente proseguirà nel resto dell'anno.

In ogni caso quelle tra Sky e Mediaset sono piccole schermaglie di prassi. Quel che conta è che il 2012 sarà a forte trazione digitale. Il broadcaster satellitare ad esempio conferma che ad oggi ci sono oltre 6oomila abbonati che guardano l'offerta Sky sul computer, su iPhone e tablet; a giugno diventeranno un milione secondo le previsioni.

"Questa estate lanceremo un'altra rivoluzione, Sky On Demand, rendendo fruibile gran parte del nostro palinsesto, quando si vuole, attraverso la connessione del decoder alla banda larga. Migliaia di programmi disponibili in qualsiasi momento grazie al canale di ritorno via web. Un servizio che offriremo gratuitamente, con un'anticipazione per gli abbonati con oltre due anni di fedeltà", aggiunge Zappia.

La conclusione non può che riguardare il rapporto con YouTube e le piattaforme protagoniste nella battaglia per il copyright. Su questo fronte Sky e Mediaset la pensano più o meno allo stesso modo: la monetizzazione dei contenuti prevede responsabilità. "E poi molti di questi operatori sottraggono ricchezza anziché portarla al sistema Paese", conclude Zappia.