Startup italiane di successo: Mangatar

Prima puntata della nuova rubrica Startup italiane di successo. Questa settimana parliamo di Mangatar, una startup di videogiochi social e mobile. Intervista al fondatore Raffaele Gaito.

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a cura di Dario D'Elia

"Startup Italiane di successo" è una nuova rubrica completamente dedicata alle nuove realtà imprenditoriali emergenti, ovviamente legate al mondo della tecnologia e del digitale. Con il numero zero Startup in Italia: la verità raccontata dai protagonisti ho cercato di introdurre l'argomento, intervistando un'esperta del settore nonché startupper, Gaia Costantino di Veespo.

Ogni settimana Tom's Hardware darà visibilità a una startup e il suo fondatore, nella speranza che altri giovani possano trarre ispirazione. E magari qualche business angel o venture capital si metta una mano sul cuore e un'altra al portafogli.

Ho chiesto a tutti i founder di startup di raccontarsi e tracciare un profilo delle rispettivi progetti. Ma anche fornire qualche consiglio e soprattutto motivi per continuare a credere in questo paese.

Perché a 50 anni dalla morte di John Fitzgerald Kennedy c'è una frase del discorso del suo insediamento che è ancora carica valore e forza propulsiva. "Non chiedete che cosa il vostro paese può fare per voi, ma cosa voi potete fare per il vostro paese".

Pronti. Partenza. Via!

Presentati

Mi chiamo Raffaele Gaito, ho 29 anni e sono laureato in Informatica presso l'Università di Salerno. Ho fatto una tesi di ricerca a Reykjavik in intelligenza artificiale. Sono alla mia terza esperienza imprenditoriale: una durante gli studi universitari (software per alberghi), una subito dopo la laurea (software per assicurazioni) e l'ultima è Mangatar!

Raffaele Gaito

Presenta la tua startup

Mangatar è un'azienda di videogiochi (social e mobile) nata a Marzo 2012. Il nostro ultimo titolo è Dengen Chronicles, un card game in stile manga. L'idea nasce molto prima, come costola di un'altra società di software che avevo avviato insieme ad alcuni amici dell'Università e non con i quali avevo sempre avuto interessi in comune come fumetti, cinema, videogiochi, ecc. L'idea di realizzare un videogame era una sorta di sogno nel cassetto di ognuno di noi.

Così durante la fine del 2011 iniziamo a smanettare nel tempo libero (weekend e notte) su un generatore di avatar che poi col tempo si è trasformato nel nostro primo gioco/prototipo "Mangatar Saga". Quando questa cosa ha iniziato a toglierci più tempo del lavoro principale abbiamo deciso di mollare il resto e concentrarci full time su Mangatar.

Non sapevamo ancora cosa fosse una startup ma lo eravamo a tutti gli effetti: un'idea, niente soldi e la voglia di fare qualcosa di grosso.

Dengen Chronicles

La più grande difficoltà che hai incontrato nello sviluppo del tuo progetto

Difficoltà ce ne sono state, e ce ne sono, tante! Quando abbiamo iniziato noi non c'era ancora tutto questo hype intorno alle startup e forse una delle difficoltà più grandi è stata proprio questa. Hai l'idea e il team ma nessuno ti spiega come si fa a mettere in piedi il tutto e a farlo funzionare nella quotidianità. Non avevamo idea di cosa fosse un venture capital, di come realizzare un business plan, ecc.

L'abbiamo imparato, un po' alla volta, sulla nostra pelle facendo tantissimi errori. Proprio per questo adesso, quando posso, cerco di dare sempre una mano a chi è agli inizi. A volte con una mail o 5 minuti di chiacchierata riesci a risolvere un dubbio ad un ragazzo e gli cambi la giornata.

Dengen Chronicles

Un consiglio per tutti gli startupper

Qui è facile cadere nel banale. Cercherò di non esserlo e mi collego alla risposta di prima dicendo: non abbiate paura di chiedere e di sbagliare. Spesso chi è all'inizio della sua "avventura" da startupper ha paura di chiedere cose che possono sembrare ovvie o semplici. Questo è il più grande errore che si possa fare. E lo dico perché l'ho fatto decine di volte!

Il vostro interlocutore molto probabilmente a suo tempo ha avuto gli stessi dubbi. Ragionamento molto simile è quello relativo agli errori. Alcune cose puoi capirle dai suggerimenti degli altri, altre no. Devi pasticciare con le tue mani per capire cosa è andato storto.

L'approccio startup fa di questo uno dei suoi punti cardine: sbagliare e correggere la rotta. Tutti i big l'hanno fatto. La tua startup non sarà da meno!

Dengen Chronicles

Un errore da non fare

Pensare di poter fare tutto da solo! I one-man business non esistono. E quando ne leggete in giro vi stanno raccontando solo parte della storia. Per fare una grande azienda c'è bisogno di persone in gamba. Tante! Che siano i soci nella fase iniziale, che siano gli investitori quando vi serviranno i soldi, che siano gli advisor quando inizierete a crescere, avrete sempre bisogno di qualcuno al vostro fianco. Quindi... scegliete con attenzione!

Cosa cambiare in questo paese per favorire le startup

Ce ne sarebbero cose da dire! Sicuramente negli ultimi tempi qualcosa si è mosso in questo settore. Abbiamo l'attenzione della politica, dei media e degli investitori. Ci sono ancora delle mancanze grosse. Due su tutte: una maturazione dell'ecosistema tutto e le grandi aziende che iniziano a comprare queste startup.

Corriamo il rischio di restare in questa sorta di limbo dove nascono tanti team con belle idee, trovano facilmente 100.000 euro per svilupparle e poi però non vanno da nessuna parte. Tranne casi rari, non riusciamo ancora a maturare.

Tre motivi per continuare a fare impresa e credere nel Made in Italy

Questo è un argomento spinoso. Ultimamente troppo spesso ci si divide (e si litiga) tra chi decide di lasciare l'Italia e cercare fortuna all'estero e gli ostinati che vogliono a tutti i costi fare impresa in Italia.

Io penso che le due cose non si escludano e, anzi, possano convivere. Non è la prima volta che imprenditori dopo delle esperienze all'estero decidono di tornare in Italia. Così come non è detto che chi decide di fare impresa all'estero non possa avere sedi (e quindi creare occupazione) anche in Italia.

Se proprio dovessi scegliere tre motivazioni direi:

- per essere parte attiva nel miglioramento di questo Paese

- per dimostrare che non abbiamo solo il cibo buono e il bel clima

- per dare un contributo (dal basso) per uscire dalla crisi