Steve Jobs non è più CEO, Apple nelle mani di Cook

Steve Jobs si è dimesso dalla carica di amministratore delegato di Apple. Il ruolo sarà ricoperto da Tim Cook, ex direttore operativo. Jobs deve curarsi da un male che lo perseguita da anni. Il fondatore della casa di Cupertino presiederà tuttavia del consiglio di amministrazione e continuerà a partecipare alle decisioni strategiche.

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a cura di Manolo De Agostini

Steve Jobs ha abbandonato la carica di amministratore delegato di Apple per combattere e vincere una battaglia ben più grande, quella con il male che lo sta perseguitando da anni. Il nuovo CEO è Tim Cook, in precedenza direttore operativo, e da 13 anni alla corte della casa di Cupertino.

Steve Jobs non lascia l'azienda, ma fa un passo indietro, assumendo la carica di presidente del consiglio di amministrazione, di cui con effetto immediato farà parte anche Cook. "Ho sempre detto che se mai fosse venuto il giorno in cui non sarei riuscito a rispondere ai miei doveri e alle aspettative come amministratore delegato di Apple, sarei stato il primo a farvelo sapere. Sfortunatamente quel giorno è arrivato", ha dichiarato Jobs.

"Credo che i giorni più brillanti e innovativi per Apple siano quelli che ha davanti a sé. Non vedo l'ora di vivere quei giorni e contribuire al successo in un nuovo ruolo. Mi sono fatto alcuni tra i miei migliori amici in Apple e vi ringrazio tutti per i molti anni in cui ho lavorato al vostro fianco", ha concluso l'ex AD.

Tim Cook a sinistra, Steve Jobs a destra

Secondo il consiglio di amministrazione, Steve continuerà a "servire Apple con le sue intuizioni, la creatività e l'ispirazione". Insomma, parteciperà alle decisioni e questo è senz'altro un bene per Apple. Il suo ruolo sarà chiaramente più defilato e non gestirà le operazioni di tutti i giorni, cosa in cui secondo i fedelissimi è maniacale.

A detta di Walt Mossberg del Wall Street Journal, "fonti molto ben informate in Apple affermano che intende rimanere coinvolto nello sviluppo dei principali prodotti e partecipare alla creazione della strategia futura". Secondo Bloomberg, Jobs dovrebbe continuare a far parte del consiglio di amministrazione di Disney.

Steve Jobs è assente per malattia da gennaio, anche se è stato lui a svelare l'iPad 2, presentandosi sul palco un po' a sorpresa. Nel 2004 Steve Jobs ha scoperto di avere una rara forma di tumore maligno al pancreas e ha dovuto prendersi una pausa da Apple per due mesi. Nel 2009, però, il cancro è tornato a perseguitarlo e Jobs ha dovuto annunciare un ritiro temporaneo da Apple di circa 6 mesi (Steve Jobs in malattia, lascia Apple per 6 mesi).

In entrambi i casi il ruolo di Jobs era stato provvisoriamente affidato a Tim Cook, a riprova di quanto l'ex AD tenga in considerazione quello che a tutti gli effetti è il suo delfino. Cook non avrà un compito facile: secondo molti Jobs e Apple sono un tutt'uno, due entità che vivono in simbiosi e non possono essere separate.

Di certo una cosa è chiara a tutti: Jobs è il più carismatico nel mondo hi-tech, in quanto Bill Gates si è defilato da tempo e Mark Zuckerberg, pur essendo sulla buona strada, è certamente molto lontano dall'avere lo spessore di Jobs. Steve Ballmer di Microsoft può essere definito in molti modi, ma sul piano comunicativo impatta meno dei nomi che abbiamo citato.

L'annuncio del passo indietro di Jobs è arrivato a Borsa chiusa, ma nelle contrattazioni after hours il titolo è sceso del 5 percento. È un segnale della portata della notizia e sicuramente anche nei prossimi giorni il titolo potrebbe soffrire. Tuttavia non bisogna dimenticare che le aziende lavorano sul lungo periodo: Apple ha già una roadmap prestabilita e per diversi anni continuerà a operare secondo quanto deciso da Jobs e Cook negli anni precedenti. 

Apple in sostanza perde la sua faccia, ma per ora non perde il cuore. Il team di persone che guidano Apple è partecipe e fautore delle fortune di questi anni e secondo Jobs, uno che le decisioni non è solito prenderle a cuor leggero, è in grado di camminare con le proprie gambe.

Maynard Um, analista di UBS, è ottimista. "Non ci aspettiamo problemi di transizione in quanto Cook ha gestito le operazioni giornaliere come CEO ad interim". Mark Moskowitz di J.P. Morgan pensa che il "modello Apple" pensato da Jobs è stato "costruito per durare".

Anche Katy Huberty di Morgan Stanley è dello stesso avviso e poiché questo passo era atteso da tempo, "rimuove l'instabilità causata dall'incertezza attorno al transizione a un nuovo CEO". Gene Munster di Piper Jaffray ha definito Cook il "candidato ideale". "La rara combinazione di estrema umiltà e motivazione insaziabile lo rendono particolarmente adatto a ricoprire il ruolo di AD".

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Gli analisti non dipingono quindi scenari apocalittici (anche se c'è chi la pensa diversamente: Apple vicina al declino, Steve Jobs è il suo successo), ma è chiaro che a Cook questo non basta: nei prossimi anni dovrà continuare a convincere, altrimenti il paragone con Jobs potrebbe schiacciarlo. Non è certamente compito facile sostituire la visione di quello che a tutti gli effetti possiamo definire uno dei geni moderni (Mac, iPod, iTunes, iPhone, iPad).

Le sfide che Cook dovrà affrontare lo mettono in contrapposizione diretta con Google e il suo Android, ma non solo. C'è iCloud e un settore dei computer da portare avanti. Inoltre non è da escludere che nella roadmap di Apple ci siano altri prodotti: ad esempio si vocifera l'ingresso nel mercato delle TV. Cook avrà modo di dare prova della sua idoneità come amministratore delegato.

Per quanto riguarda Steve Jobs non possiamo far altro che augurargli tutto il meglio possibile. A lui dobbiamo diverse rivoluzioni negli ultimi 40 anni, ma ora è venuto il momento di pensare ai propri affetti e alla salute che, in fin dei conti, è il bene più prezioso che abbiamo.