Telecom deciderà sulla separazione della rete entro l'anno

Il presidente esecutivo di Telecom Franco Bernabé ha confermato che le trattative con la Cassa Depositi e Prestiti proseguono. In ogni caso l'eventuale scorporo sarà figlio di un progetto industriale, non finanziario.

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a cura di Dario D'Elia

Telecom Italia ha confermato che entro l'anno sarà presa una decisione sulla separazione della rete dai servizi. Il presidente esecutivo Franco Bernabé ha sottolineato che i colloqui con la Cassa Depositi e Prestiti stanno precedendo. Come ha anticipato Il Messaggero poche settimane fa, Deutsche Bank starebbe agendo in qualità di advisor su incarico di CDP.

La strategia più accreditata è quella legata alla creazione di una nuova entità - Opac (Operatore di accesso all'ingrosso di rete fissa) - in cui entrerebbero Metroweb, con i potenziali 500 milioni della CDP, e il Fondo Strategico Italiano con 3 miliardi di euro. Telecom dovrebbe mantenerne la maggioranza, pur consentendo ai partner un progressivo aumento delle quote. Lo spirito parrebbe essere quello di puntare su una management indipendente.

Franco Bernabè

In ogni caso per l'incumbent si tratterebbe di "un progetto industriale, non finanziario, perché qualunque cifra incassata non risolverebbe il problema del debito (30 miliardi nel 2011, NdR.)", come ha ribadito Bernabè. "Il problema del nostro debito è di estrema delicatezza per le sue dimensioni". Insomma la separazione non influirebbe sulla sostanza anche se potrebbe alleggerire la pressione sui conti.

Il tema chiave quindi rimane quello del quadro regolatorio europeo. Il Commissario Neelie Kroes recentemente ha spiegato che il nuovo regolamento per favorire lo sviluppo della banda larga non prevede più la riduzione programmata delle tariffe di unbundling. Questo vuol dire che rame e fibra possono coesistere e non vi sono più costrizioni per gli operatori.

"Se per avere dei benefici devo separare la rete allora tanto vale vedere se c'è qualcuno disponibile a investire", ha aggiunto il presidente. "Esaminiamo quindi tutti gli sviluppi con grande apertura e disponibilità, è cambiato il mondo e un'eventuale separazione della rete ci porterebbe benefici, ci darebbe una maggiore flessibilità commerciale che ora non c'è". Ecco quindi il prezzo della maggiore libertà operativa che l'ex monopolista è disposto a "pagare".

Già, perché Telecom è da almeno 6 mesi che attende l'ok dall'AGCOM per il suo progetto NGN. Ha presentato a marzo la sua offerta all'ingrosso ma non c'è stata ancora risposta. In verità come ben sanno tutti c'è stato un avvicendamento di poltrone nell'Authority prima dell'estate che ha condizionato l'esito di più vertenze.

Oggi, secondo il massimo dirigente, ci sono condizioni "regolatorie, di domanda, politiche, di architettura della rete e di innovazione tecnologica che per quattro anni non ci sono state". Il Tavolo Romani a suo parere "era inaccettabile perché avrebbe significato vincolare la rete ad architetture impraticabili e antieconomiche".

Grande attesa per il prossimo consiglio di amministrazione previsto per il 27 settembre: si farà il punto sull'avanzamento dei lavori.