Telecom non vuole lo Stato tra i piedi della NGN

L'AD di Telecom Italia Franco Bernabè sostiene che il piano investimenti per la banda larga è bloccato per colpa di vincoli legislativi per il progetto NGN. Pare che Telecom abbia i soldi per realizzare la rete di nuova generazione.

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a cura di Dario D'Elia

Telecom Italia sostiene di aver bloccato gli investimenti nella banda larga per colpa di vincoli regolamentari e l'ingerenza dello Stato. "Da nessun'altra parte c'è un intervento diretto del pubblico. Ma se lo Stato vuole tornare ad essere imprenditore, va benissimo: ha Infratel e lo faccia per conto suo. Sia chiaro che così torniamo indietro di 15 anni al ministero delle Poste e telecomunicazioni", ha tuonato oggi Franco Bernabè sulle pagine del Corriere della Sera.

Oggi era previsto il tavolo Romani per discutere sulla società pubblico-privata (Infraco) che dovrà sviluppare la NGN, ma all'ultimo momento tutto è saltato e rimandato al 21 giugno. È risaputo che la strada intrapresa non piace ai vertici dell'ex-monopolista. "Ha addirittura bloccato gli investimenti in banda larga e banda ultra larga del principale operatore", ha rincarato Bernabé. 

"La situazione è paradossale  abbiamo un piano di investimenti su 13 città nel 2011 e 125 città entro il 2018 e siamo trattenuti dall'andare avanti. Da cosa? Dai vincoli rappresentati dalla regolamentazione e dai vincoli di questi tavoli che ci impediscono di accelerare i tempi. Riteniamo che la regolazione sia importante. Però riteniamo che un Paese non possa fermare tutto in attesa che si trovi la quadra come dicono i politici". 

Spaceballs, che lo Sforzo sia con noi

Il tema chiave è quello della governance: Telecom vuole avere le mani libere, mentre gli avversari hanno il timore che si replichi il monopolio del rame anche sulla fibra.

"Allora diciamolo chiaramente c'è un assetto regolatorio su cui c'è ancora da lavorare ma che massimo a settembre dovrebbe essere concluso e vorremmo che ci lasciassero agire con le norme che sono già state ampiamente definite", continua il massimo dirigente.

"Ci hanno coinvolto in questo esercizio di tavolo ma deve trovare la condivisione dell'interesse di tutti. È un di più e bisogna togliersi dalla testa che senza gli investimenti pubblici non si possa fare nulla. Anzi, in questo caso stanno rallentando i nostri investimenti: nel nostro piano sono previsti 9 miliardi in tre anni (grosso modo gli stessi allocati negli scorsi anni, NdR). Mi chiedo come si inserisce nel tavolo Romani l'acquisto di una partecipazione in Metroweb da parte di F2i, cioè uno dei principali veicoli partecipati dalla cassa Depositi e Prestiti. Lo Stato deve decidere se vuole tornare a fare l'imprenditore o no".

Parole durissime quelle di Bernabé che a mio parere andrebbero commentate e analizzate in profondità. Se non fosse che la chiosa finale lascia così interdetti da far cadere letteralmente le braccia. "Abbiamo ridotto i debiti, figuriamoci se non abbiamo i soldi per fare la rete di nuova generazione. Anzi siamo gli unici ad avere la capacità tecnica", ha dichiarato l'AD.

A proposito: il debito è effettivamente in calo, ma ancora di circa 30 miliardi di euro. Per rete di nuova generazione forse intendeva quella delle tonnare trapanesi.