UE firma l'ACTA: guerra termonucleare alla pirateria

L'Unione Europea ha sottoscritto l'Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA) con altri 40 paesi. Secondo gli esperti vincono le lobby industriali del copyright e brevetto: la privacy diventa un diritto secondario. A giugno la probabile ratifica del Parlamento Europeo.

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a cura di Dario D'Elia

L'Unione Europea poche ore fa ha sottoscritto a Tokyo il trattato ACTA, ovvero una sorta di accordo internazionale anticontraffazione riguardante beni, servizi e prodotti immateriali. In pratica, con la ratifica del Parlamento Europeo prevista per giugno, i detentori di diritti di copyright e di brevetto avranno un maggiore potere nei confronti dei (presunti) soggetti che operano nell'illegalità. Questo vuol dire, secondo molti esperti del settore fra cui l'avvocato IT Giorgio Sarzana, che la privacy sarà considerata un diritto secondario rispetto alla tutela degli interessi industriali. E non è un caso che fra i primi sostenitori di questa iniziativa vi siano colossi le major cinematografiche e tutte le aziende più importanti del mondo. 

Si tratta di un documento totalmente in antitesi rispetto alla recente proposta di riforma sulla protezione dei dati presentata dalla Vicepresidente e Commissaria UE per la Giustizia Viviane Reding. Si parla infatti della possibilità per un detentore di copyright di ottenere dai provider i nominativi degli utenti che scaricano contenuti illegali, senza per altro alcun coinvolgimento delle autorità giudiziarie o amministrative. Tutte le organizzazioni mondiali per i diritti digitali da tempo sostengono la pericolosità del trattato ACTA per la sua incapacità di mediare tra i diritti di tutte le parti in causa.

ACTA

"In sostanza principio base di ACTA è che gli intermediari non possano proteggere i nominativi di chi compie, a loro dire un'attività illecita, trasformando gli stessi intermediari in fonti di informazione privilegiata per perseguire eventuali violazioni", scrive Sarzana sul suo blog.

"Altro principio generalizzato di ACTA è la possibilità che i titolari dei diritti possano imporre agli intermediari di non utilizzare strumenti, di per sé assolutamente leciti, ma che siano in grado di eludere i sistemi di protezione dei diritti di proprietà intellettuale ( come ad esempio i DRM)". In Italia e in molti altri paesi sono previste norme a tutela del copyright per far fronte a questi casi, ma ogni diritto è sempre tutelato dal coinvolgimento dell'Autorità giudiziaria nelle procedure di "forcing".

"Portando alle estreme conseguenze tutto ciò dovremmo immaginare che sistemi del tutto leciti quali i programmi di compressione MP3 possano essere strumenti atti a eludere la protezione dei titolari dei diritti perché consentono la riproduzione audio-video di file non originali", sottolinea Sarzana.

"ACTA è un bavaglio mondiale a internet che sarà presto operativo", sostiene l'associazione Agorà Digitale. "L'Unione Europea ha trascurato completamente le molte critiche contro Acta, provenienti dalle ONG che si occupano dell'accesso ai farmaci, come Oxfam o Health Action International, e dai principali partner commerciali dell'Ue".

Già, perché un'altra preoccupazione riguarda l'attività di ricerca effettuata da alcuni istituti, come l'Università Africana, che stanno cercando di mettere a punto farmaci generici per la lotta all'AIDS. Tutte le persone coinvolte potrebbero essere sottoposte a procedimento per violazione di brevetto.

Insomma, tra SOPA, ACTA, Emendamento Fava e l'attesa delibera AGCOM sul copyright si sta delineando un tratto ideologico comune. Forse le lobby industriali, probabilmente sfruttando anche la crisi economica, sono riuscite a ottenere dalla politica la promessa di risolvere definitivamente il problema della pirateria e della contraffazione. Il tutto senza badare agli effetti collaterali sui diritti dei consumatori-utenti-cittadini.