Un passo indietro
I più attenti di voi avranno intuito come questo GTA VCS sia meno profondo del vero leader della serie, quel San Andreas che ha donato vera e propria vita al protagonista CJ, permettendogli di acquisire abilità, ingrassare e metter su muscolatura, avere una (o più) fidanzate ed ampliando l’area di gioco a confini inimmaginabili. Nulla di tutto ciò è presente in questo VCS e, a dirla tutta, la mappa è palesemente striminzita.
Se paragonato alla serie madre, questo GTA VCS si posiziona più o meno alla pari del Vice City di Tommy Vercetti, ad un vero e proprio abisso da San Andreas. Anche dal punto di vista tecnico si nota un palese passo indietro: il motore grafico, nato per la PSP, è stato poco ottimizzato per la console stazionaria, in cui sono più che evidenti fenomeni di pop-up di elementi neanche troppo lontani nell’area visiva (addirittura vedrete sparire e riapparire magicamente le casse sul vostro camion) e di palesi cedimenti del frame rate.
In versione ridotta risultano essere anche l’AI dei personaggi che vi affiancheranno nelle varie missioni, così come le stazioni radio che sentirete in auto: le canzoni, tutte appartenenti ai magici anni ’80, non sono particolarmente numerose tanto che le sentirete ripetersi frequentemente, molto più di quanto non accadesse negli altri capitoli (evidentemente a causa delle limitate capacità di immagazzinamento dati dell’UMD se paragonato ai DVD). Anche in questo caso, così come successo nella conversione per PS2 del precedente Liberty City Stories, il multiplayer è stato del tutto bandito, creando non poche perplessità.