Vendeva piadine e dava in uso gratuito iPad: super multa

La storia di "Gina la Piadina" è un simbolo della burocrazia italiana. Il gestore di una nota piadineria astigiana è stato multato per oltre 5mila euro perché faceva usare gratuitamente alla clientela 4 iPad.

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a cura di Dario D'Elia

Da "Gina la Piadina", ad Asti, non solo la piadina è buona (giuro!) ma puoi anche leggiucchiare o giocare liberamente con i quattro iPad messi a disposizione nella sala. "Puoi", diciamo "potevi". Perché è di sabato la notizia che uno zelante finanziere ha deciso di sequestrare i tablet e multare il titolare per non aver richiesto l'apposita autorizzazione e non aver incollato le targhette identificative. In pratica il riferimento è all'articolo 110 Comma 7 lettera C del T.U.L.P.S.: hanno equiparato gli iPad ai videogiochi da bar a pagamento.

Gina la piadina

"Qualche giorno fa sono venuti due finanzieri che mi hanno sequestrato quattro tablet. Li avevo messi sul banco, a disposizione dei clienti che tra una piadina e un panino potevano leggere La Stampa online o - per i clienti più giovani – c'era la possibilità di accedere a qualche applicazione con dei banalissimi giochi scaricabili su ogni iPad", ha spiegato il titolare Roberto Cairo al quotidiano torinese.

Si parla di 1333 euro di sanzione per ogni apparecchio. 5332 euro complessivi che hanno fatto imbestialire il deputato 5 Stelle Paolo Romano. "Non si può multare un barista solo per il fatto che tiene nel suo locale un mazzo di carte. Mi pare che la legge abbia parecchie zone d'ombra e che vadano quanto meno colmate al più presto queste lacune normative. Presenterò presto un emendamento".

Non resta che attendere una legge ad hoc per gli "iPad". Sì, perché è così i legislatori definiranno un comune tablet. Scommettiamo?