Vodafone sulle tariffe di terminazione: intervista!

Abbiamo intervistato Michela Raco, responsabile Mobile Affairs di Vodafone, per fare il punto sulle tariffe di terminazione mobile. La posizione dell'operatore è chiara: sono a favore della progressiva riduzione ma a patto che sia graduale, quindi come propone l'AGCOM.

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a cura di Dario D'Elia

Vodafone ha deciso di accettare una nostra intervista sul tema delle tariffe di terminazione mobile. Com'è risaputo si tratta di un tema caldo, con schieramenti ben definiti: da una parte gli operatori mobili come Vodafone e Wind, dall'altra i provider come ad esempio Fastweb e le associazioni dei consumatori

Ringraziamo per la disponibilità Michela Raco, responsabile Mobile Affairs di Vodafone, e ovviamente l'operatore mobile stesso per la trasparenza sull'argomento.

Vodafone e Play-mobile

T: Qual è esattamente la vostra posizione sul tema della riduzione delle terminazioni mobili?

V: Noi riteniamo che sia corretta una riduzione delle tariffe di terminazione mobile nel tempo. E dal '98 che subisce riduzioni anche considerevoli e crediamo che questo sia un processo che debba continuare. Secondo noi deve essere graduale e tener conto delle corrispondenti riduzioni dei costi sottostanti garantendo il recupero delle efficienze dei costi. Un periodo che consenta al mercato e all'industria di adeguarsi alle riduzioni. In modo da non avere altri effetti negativi sulle capacità di investimento degli operatori, sugli investimenti già pianificati e che garantisca quel processo virtuoso che oggi ha portato il mercato mobile a essere il primo mercato in Europa in termini di prezzi, innovazione, qualità e servizi per i clienti finali. 

T: Perché avete una posizione così rigida nei confronti di questo tema, quando secondo le stime AGCOM 2011 il volume di affari generato dalle chiamate fisso-mobile pesa solo il 10% sul business? 

V: La nostra è una proposta intermedia, una riduzione non drastica, ma graduale che tiene conto del tempo necessario per raggiungere i valori e target richiesti dall'Europa. Una proposta che rispetta i piani di investimento che gli operatori hanno fatto. Progetti che tengono conto di tutte le cifre dei budget di cui parliamo, quindi anche quella della terminazione evidentemente. Noi non stiamo dicendo che nel traffico proveniente da fisso non ci deve essere alcuna riduzione ma che debba essere graduale e non credo che la nostra posizione sia una posizione rigida.

T: La vostra posizione può essere condivisibile, però è anche vero che la scorsa primavera la roadmap di riduzione tariffaria proposta dall'AGCOM, che voi sostenete, è stata criticata dalla stessa Unione Europea

V: La risposta della Commissione europea è arrivata in un momento storico precedente e diverso rispetto a quello attuale. Il contesto di mercato italiano ma anche quello europeo erano diversi. Dal punto di vista del mercato italiano, anche a seguito della crisi si sta contraendo e questo lo vediamo chiaramente. Ci sono state le aste e questo è stato un elemento significativo: un esborso eccezionale di 4 miliardi che nessuno si sarebbe mai aspettato. 

Un costo richiesto agli operatori mobili in termini di investimento per contribuire allo sviluppo del paese, quindi comunque un elemento importante. Ripeto il contesto è cambiato per vari elementi. Non solo i consumi, ma anche la propensione al consumo del cliente è diversa. Le prospettive sono cambiate. E questi sono fatti che vanno considerati.

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La commissione europea si è attenuta a considerare quanto scritto in una raccomandazione che purtroppo è del 2009, e quindi non poteva tener conto di questo contesto. Ma soprattutto è una raccomandazione europea e che quindi considera tutti i mercati in maniera omogenea e non può trattare le singole specificità. Per questo demanda alle autorità di regolamentazione nazionali di valutare i casi specifici e di prendere decisioni in ambito locale.  

A nostro parere è compito dell'autorità dover valutare la situazione italiana, e nel contesto i cambiamenti che ci sono stati per prendere una decisione consapevole che tenga conto di tutto e che sia sostenibile. Insomma che valuti non solo l'industria ma anche il contesto di mercato e soprattutto gli effetti sugli stessi consumatori. La decisione è importante non solo per l'industria mobile, ma anche per la capacità di investire degli operatori mobili per fornire servizi sempre più innovativi che vanno in contro alle esigenze del cliente. Perché gli effetti siano positivi  deve essere una decisione equilibrata e quindi sostenibile. Graduale con periodo sufficientemente lungo da garantire la sostenibilità.

La stessa OFCOM (l'ente regolatore britannico, NdR.) si è ritrovata nella stessa condizione a inizio anno e ha preso una decisione molto simile, quindi un periodo di tempo di 4 anni. Ha scelto riduzioni graduali e ha risposto alla Comunità europea, che faceva le medesime obiezioni, che si trattava di una decisione giusta nel rispetto del contesto e dell'ottenimento dei benefici per i clienti.

T: Voi sottolineate la specificità del mercato italiano, sia per il contesto legato alle aste che per la contrazione dei consumi. È anche vero però che mantenendo la roadmap proposta dall'AGCOM il rischio è che tra 2/3 anni lo scostamento tra le nostre tariffe di terminazione e quelle europee rimanga alto. A quel punto non potrebbe essere più traumatico per voi, rimandando di fatto solo la questione? Si stima che nel 2013 lo scostamento potrebbe arrivare al 90%.

V: Oggi lo scostamento delle nostre tariffe di terminazione rispetto alla media europea è del 20%. C'è ma non mi sembra considerevole. La riduzione indicata con la roadmap prevede già un taglio notevole. Il primo passo è una riduzione di circa il 22% poi diventa ancora più evidente. Quindi già la decisione dell'autorità è molto stringente e porta a un valore target che è allineato alla media europea in questi 4 anni di periodo. Non stiamo spostando il problema anzi lo stiamo gestendo. 

Partiamo oggi da un differenziale del 20% che gradualmente stiamo eliminando e che elimineremo del tutto in un periodo di tempo che è quello sufficiente affinché non abbia effetti negativi. La decisione che prenderà la nostra autorità è importante, ma anche che consentirà all'Italia di arrivare nel 2014/2015 ad allinearsi con l'Europa e gli altri paesi. E con un mercato che continua il suo processo di sviluppo. 

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T: Vi sentite tutelati dalle istituzioni e dalle associazioni di categoria su questo tema? 

V:Noi crediamo molto nelle istituzioni e quindi pensiamo siano in grado di tutelarci e che l'abbiano fatto e continueranno a farlo nel futuro. Non siamo preoccupati da questo punto di vista. 

T: Quali sono gli investimenti di Vodafone nel settore al momento?

V: La capacità di investimento per il mercato e il paese Italia che Vodafone sta portando avanti è importante anche in relaziona alla digital agenda. Uno dei progetti è 1000 comuni e si propone di colmare in parte il digital divide. Da considerare anche gli investimenti che faremo in 3/5 anni legati alla tecnologia LTE in frequenza 800 MHz. Realizzeremo infrastrutture di nuove generazione che richiederanno ingenti risorse. Stiamo già affrontando anche il digital divide culturale con iniziative specifiche per far capire cos'è la tecnologia, e che opportunità offre facendo incontrare domanda e offerta. Insomma contribuiamo attivamente allo sviluppo.

T: Per quanto riguarda la tecnologia LTE avete una roadmap per il rilascio sul mercato dei primi servizi?

V: Sì, la stiamo definendo. È strettamente legata anche alla disponibilità delle frequenze che sarà graduale nel tempo. Non appena saranno disponibili noi inizieremo con il lancio dei servizi, prevedibilmente nell'arco dei prossimi 2/3 anni. Stiamo già facendo sperimentazioni LTE nelle grandi città e sta andando molto bene. Comunque abbiamo già lanciato servizi di altissima velocità come il 42.2 Mbps nelle grandi città e contiamo di raddoppiare questa velocità nei prossimi anni. Quindi direi che i piani ci sono. Dal 2012/2013 vedremo già primi servizi avanzati che sono anche del tutto superiori a quelli che conosciamo oggi. Un elemento distintivo dell'Italia anche rispetto agli altri paesi europei.