Voglio essere Stephen Hawking, mi scarico il suo cervello

L'invio di segnali tra un cervello e l'altro, in via di sperimentazione all'Università di Washington, potrebbe spalancare la porte anche al trasferimento di pensieri e nozioni complesse.

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a cura di Manolo De Agostini

Controllare un individuo a distanza tramite un'apposita interfaccia è probabilmente fantascienza, come ci ha rivelato il ricercatore Andrea Stocco oltre un anno fa, ma gli studi in tale direzione proseguono con buoni progressi. E sono proprio i ricercatori dell'Università di Washington, tra cui Rajesh Rao e appunto Stocco, ad aver compiuto ulteriori passi avanti.

Nel 2013 gli studiosi avevano dimostrato un sistema che permetteva al cervello di una persona d'inviare segnali a distanza al cervello di un altro individuo, inducendo la mano del "ricevente" a muoversi (brain-to-brain interface, BBI). L'esperimento fu allora svolto dai due ricercatori, ma ora stato replicato con successo su tre coppie di studenti.

Interfaccia cervello cervello BBI

Interfaccia cervello - cervello

"Il nuovo studio porta il nostro paradigma d'interfacciamento cervello - cervello da una dimostrazione iniziale a qualcosa che è più vicino a una tecnologia effettivamente disponibile", ha affermato Stocco. "Ora abbiamo replicato i nostri metodi e sappiamo che possono funzionare in modo affidabile con i partecipanti differenti".

Uno studente ha indossato un copricapo con elettrodi collegati a una macchina EEG (elettroencefalografia) capace di leggere l'attività elettrica nel cervello. L'altro un copricapo dotato di una bobina per la stimolazione magnetica transcraniale posta direttamente sopra la corteccia motoria sinistra, che controlla il movimento della mano. Il sistema, insomma, non è invasivo.

Interfaccia cervello cervello BBI

Dopodiché il primo studente ha immaginato di giocare a un videogioco in cui bisognava sparare a un bersaglio, e ha pensato di muovere la mano destra per compiere tale azione (senza muoverla effettivamente), inducendo così nell'altro studente "collegato a distanza" lo spostamento del dito indice destro, spingendo la barra spaziatrice sulla tastiera come se dovesse dare il comando "fuoco" nel videogioco immaginario.

La precisione dei segnali è variabile, dal 25 all'83 percento, con la maggior parte dei "fallimenti" attribuiti al mittente che non è riuscito a inviare correttamente il comando "fuoco". Il team di ricercatori è stato anche in grado di quantificare le informazioni che sono state inviate da un cervello all'altro.

"Immaginate una persona che è un brillante scienziato ma non un insegnante altrettanto bravo. Le conoscenze complesse sono difficili da spiegare, siamo limitati dalla lingua", ha affermato il coautore dello studio Chantel Prat, aggiungendo che il prossimo sviluppo sarà quello di aumentare la gamma di informazioni che possono essere trasmesse da cervello a cervello, compresi i pensieri, concetti e regole.

In futuro un professore potrebbe essere in grado di trasferire nozioni direttamente al cervello dello studente. E magari un giorno avremo anche un database di "pensieri" di alcune delle più grandi menti del mondo a disposizione su Internet, da scaricare, in modo da capire in un lampo concetti complessi che con il normale studio forse non apprenderemmo mai (fa tanto scena di Matrix quando Neo impara il Kung Fu, vero?).

Il team si concentrerà anche sulla stanchezza e il tipo di onde cerebrali associate all'attenzione e alla sonnolenza. Tutto questo potrebbe essere usato per esempio da due copiloti, stimolando uno a diventare più attento quando nell'altro inizia a salire la stanchezza. Da non escludere infine che questo sistema possa diventare utile per tutti coloro che devo svolgere un percorso riabilitativo in seguito a danni cerebrali che influiscono su azioni "semplici" come parlare o camminare.