Whatsapp chiude: bufala o cattivo giornalismo?

Ieri la stampa nazionale ha diffuso online la notizia della prossima chiusura di Whatsapp. Tutto falso, ma sarebbe bastato leggere attentamente la fonte che hanno citato tutti.

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a cura di Dario D'Elia

Ieri la stampa italiana ha preso un granchio sulla presunta chiusura di Whatsapp. Cose che capitano, nessuno è immune all'errore, soprattutto chi cerca di stare tutti i giorni "sul pezzo". La nota interessante però è legata alla genesi dell'errore. Consente di capire come funzioni l'informazione oggi e tutta una serie di meccanismi online.

Tutto è esploso nella giornata di ieri quando il Daily Mail, abitualmente audace su titoli e contenuti, ha rilanciato la notizia della prossima chiusura della funzione chat di Facebook. E ha parlato dell'obbligo per tutti gli utenti di usare l'app Messenger. A tradire la stampa italiana l'attacco del titolo, che partiva con "What'sApp with that?".

Dopodiché più quotidiani nazionali si sono scatenati, come alcuni lettori del Daily Mail. Tutti si erano fermati al titolo. Già, perché nel testo non si parlava di WhatsApp, bensì della decisione di Facebook di eliminare a breve termine la funzione chat di Facebook, preferendole l'app specifica Messenger. Una notizia - questa - già battuta dai media online una settimana fa.

Ops

La febbre ha contagiato la Rete, persino le agenzie stampa si sono messe di mezzo. Nessuno che si sia preso la briga di leggere l'articolo del Daily Mail e neanche quello della CNN che veniva citato come ulteriore fonte.

Per altro sarebbe bastato anche fare una banale ricerca online per inciampare immediatamente sull'intervista (sempre di ieri) del New York Times a Zuckerberg in cui veniva ribadita la strategia duale: Messenger per la chat e WhatsApp per gli SMS.

L'epilogo della vicenda è stato ancora più triste perché la maggioranza delle testate nazionali, scoperto l'errore su segnalazione di lettori e addetti ai lavori, è intervenuta sui rispettivi pezzi in punta di piedi nascondendo l'inciampo. La maggioranza ha corretto oppure direttamente cancellato il pezzo.

Il Daily Mail è stato senza dubbio birbante, ma tanto di cappello a quel vincente gioco di parole. "What'sApp with that?" vuol dire "cos'è successo". Come attacco ci stava anche bene, dato che nella parte seguente del titolo si parlava di una piccola novità per Facebook.

Però la moda di non leggere gli articoli (oppure con poca attenzione) ha giocato un brutto scherzo a tutti. Una delle prime regole del giornalismo però (la insegnano, eh) è quella di controllare sempre più fonti considerate attendibili.

Il gioco di parole del titolo

Il giornalismo online ha necessariamente tempi più ristretti e spesso in ambito tecnologico non può che affidarsi alle testate statunitensi più blasonate. Non è che se chiami in Facebook ti passano Zuckerberg. E non vale neanche chiamare la filiale italiana, perché dipendono da quella statunitense. Ogni tanto concedono interviste, ma sono loro a decidere.

Ovviamente i giornalisti di grande esperienza sanno ottenere qualcosa di più rispetto alla massa. Su una notizia così calda il vero cronista avrebbe aperto la sacra rubrica e contattato una serie di fonti che gli avrebbero fatto scrivere un pezzo più corretto.

Tutto qui, una falla del sistema. Ma si può recuperare. Basta iniziare a imitare i maestri del giornalismo. Che hanno già ribadito più volte che bisogna sempre citare le fonti e in caso di correzioni rendere gli interventi espliciti agli occhi dei lettori, soprattutto se gli errori sono gravi.