Wikipedia spara sulla legge sulla diffamazione

Wikipedia critica la nuova legge sulla diffamazione che potrebbe imporre a ogni sito web la rettifica o la cancellazione dei propri contenuti dietro semplice richiesta di chi li ritenesse lesivi della propria immagine. Sanzioni inaccettabili per i piccoli siti: 100mila euro sono troppi.

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a cura di Dario D'Elia

Wikipedia si è ufficialmente schierata contro la legge sulla diffamazione (DDL n. 3491). Il nuovo comunicato che capeggia sulle pagine italiane lancia l'allarme sugli effetti collaterali della nuova norma, attualmente in discussione al Senato. "[...] potrebbe imporre a ogni sito web (ivi compresa Wikipedia) la rettifica o la cancellazione dei propri contenuti dietro semplice richiesta di chi li ritenesse lesivi della propria immagine o anche della propria privacy, e prevede la condanna penale e sanzioni pecuniarie fino a 100.000 euro in caso di mancata rimozione", ricorda la nota enciclopedia. "Simili iniziative non sono nuove, ma stavolta la loro approvazione sembra imminente".

La discussione della norma ha subito una forte accelerazione dopo l'esplosione del caso Sallusti - il direttore infatti rischia il carcere a seguito di una condanna per diffamazione. Il problema è che la settimana scorsa, malgrado gli accordi bi-partisan, si è assistito a un inasprimento del perimetro di applicazione. Se prima si parlava di applicare l'obbligo di rettifica alle sole testate online registrate, adesso rischiano anche blog e siti di ogni genere.

Il messaggio di Wikipedia

"Wikipedia riconosce il diritto alla tutela della reputazione di ognuno e i volontari che vi contribuiscono gratuitamente già si adoperano quotidianamente per garantirla", aggiunge Wikipedia. "L'approvazione di questa norma, tuttavia, obbligherebbe ad alterare i contenuti indipendentemente dalla loro veridicità. Un simile obbligo snaturerebbe i principi fondamentali di Wikipedia, costituirebbe una limitazione inaccettabile alla sua autonomia e una pesante minaccia all'attività dei suoi 15 milioni di volontari sparsi in tutto il mondo, che sarebbero indotti a smettere di occuparsi di determinati argomenti o personaggi, anche solo per non avere problemi".

C'è ancora tempo per le correzioni, ma il clima politico nelle ultime ore è nuovamente cambiato. La speranza è che il buon senso faccia capolino, anche perché secondo il Relatore Speciale per la promozione e tutela della libertà di informazione dell'ONU, Frank La Rue, l'Italia rischia la maglia nera. È l'unico paese occidentale, insieme a Iran, Thailandia, Sri Lanka, Tunisia, Uganda, Venezuela e Bolivia a non aver collaborato al progetto di monitoraggio.

Frank La Rue ha ricordato di aver chiesto un invito formale nel 2009 per verificare lo stato della libertà di informazione. Ebbene, a distanza di tre anni il Governo italiano ha fatto orecchio da mercante.