Yahoo reclama: link pirata? senza URL è solo fuffa

Yahoo depositerà un reclamo per l'ordinanza del Tribunale di Roma riguardante alla pubblicazione dei link pirata del film About Elly. La società di produzione cinematografica PFA non avrebbe fornito indicazione del nome o dell’URL dei siti illegali, nonostante un'ingiunzione in merito.

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a cura di Dario D'Elia

Yahoo Italia presenterà reclamo per l'ordinanza emessa dal Tribunale di Roma "relativa ai risultati della ricerca del film About Elly". Il giudice ha dato ragione alla società di produzione cinematografica PFA, detentrice dei diritti sul film in Italia, poiché secondo gli atti il motore di ricerca non avrebbe rimosso i link pirata segnalati. Per Yahoo però si tratterebbe di un abuso, con "forti conseguenze restrittive sulla libertà di espressione".    

"Yahoo! ha deciso di appellarsi all'errata interpretazione nell'ordinanza decisa dal giudice Muscolo della IX Sezione del Tribunale Civile di Roma che vuole attribuire ai motori di ricerca la responsabilità del contenuto creato o ospitato da terzi che appare nei risultati di ricerca sul web. In questo caso, non c'è nessuna evidenza che motori di ricerca come Yahoo! Italia creino o ospitino i contenuti illegali in discussione", si legge nel comunicato ufficiale.

Yahoo

"Riguardo la soppressione dei link, tra l'altro, il pretendente non ha fornito indicazione del nome o dell'URL dei siti illegali, nonostante un'ingiunzione in merito".

Ques'ultimo è senza dubbio il nodo della questione: è sufficiente una segnalazione generica da parte di un detentore dei diritti di copyright per attivare la macchina della censura? Per Yahoo la risposta è ovviamente no. "Questa decisione, che vuol far monitorare alle aziende di motori di ricerca il contenuto di terze parti sul web, non solo è in contrasto con la legge esistente e i principi riportati nella direttiva sull'e-commerce, ma può addirittura portare a gravi conseguenze restrittive sulla libera espressione in Internet".

Insomma, secondo la filiale italiana del noto motore di ricerca, "questo caso si focalizza sui motori di ricerca invece che su coloro che creano il contenuto dannoso". 

"Il ricorrente avrebbe preteso un ruolo attivo del motore di ricerca nell'eliminare tutti i link illeciti onerando lo stesso motore di questa ricerca, il che ovviamente è del tutto impossibile oltreché pericoloso", ha spiegato al Sole 24 Ore l'esperto in diritto informatico Fulvio Sarzana. "In tal modo il motore diverrebbe, tra le altre conseguenze, a tutti gli effetti parte della vicenda. E ne potrebbe in seguito risponderne a titolo di concorso, come infatti prevedrebbero negli Stati uniti le disposizioni contenute nel Digital Millenium Copyright Act".

In pratica PFA avrebbe genericamente segnalato la presenza di link pirata senza specificare gli URL, il tutto infischiandosene di una procedura che ormai tutti considerano prassi ordinaria. Tutti gli esperti concordano sul fatto che Yahoo ha ottime possibilità di vincere la prossima battaglia.