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a cura di Dario D'Elia

La "sharing-mobility" piace agli italiani: è boom di utenti di carsharing, carpooling e bikesharing che quotidianamente scelgono di affidarsi a modalità di spostamento alternative. Il dato è riportato nelll'ultimo Rapporto Nazionale sulla Sharing Mobility presentato martedì scorso dall'Osservatorio Nazionale sulla Sharing Mobility con il supporto del Ministero dell'Ambiente e della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Potenzialmente potrebbero utilizzarli 18,1 milioni.Da rilevare che nel 2017 il numero di biciclette "condivise" ha raggiunto quota 40mila nel paese, mentre per le auto in carsharing -servizi come Car2Go o DriveNow - si parla di 8mila unità usate da 1 milione di cittadini. Il carpooling (la condivisione di auto private, come con BlaBlacar) invece è stato scelto da 2,5 milioni di utenti.

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Ma è nel carsharing che si sta assistendo a un vero e proprio boom, con un incremento di veicoli dal 2013 del 500%. Peccato però che sia concentrato solo in pochi comuni. Il 43% dei veicoli si trova a Milano, il 24% a Roma, il 15% a Torino e l'8% a Firenze. Insomma, il 90% è concentrato in sole quattro grandi città.

Il bikesharing è più capillare, con 40mila biciclette in 265 comuni, e soprattutto mostra un livello di competizione leader in Europa con ben 286 servizi attivi.

Fra le ultime novità c'è senza dubbio lo scootersharing elettrico, che è partito circa un anno fa a Milano e Roma. Rappresenta ormai il 68% della flotta del segmento.

Un dettaglio che lascia comprendere la portata del fenomeno è che la cultura della sharing mobility si sta diffondendo velocemente: il 54,4% degli intervistati dall'indagine del rapporto ha dichiarato di conoscerne le caratteristiche o comunque di averne sentito parlare. E di conseguenza che ne valuterà il prossimo impiego.

Il Rapporto Nazionale sulla Sharing Mobility non si è limitato a fotografare la situazione ma ha individuato una serie di fronti da potenziare a livello metropolitano e comunale. Fra questi l'estensione delle aree smart parking e l'ingrandimento delle zone a traffico limitato. Insomma, disincentivare l'uso dei mezzi privati e ridurre il numero di mezzi circolanti, per favorire quelli a minor impatto ambientale.