Ford vende la Mustang Mach-E in perdita

Ford vende la Mustang Mach-E praticamente in perdita: lo ha dichiarato il CFO di Ford, John Lawler - la colpa è dell'inflazione.

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a cura di Francesco Daghini

Tempi duri per Ford e per la sua elettrica, la Mustang Mach-E, nonostante i buoni dati di vendita; i problemi che sta vivendo l’industria automobilistica li conosciamo bene, tra la crisi dei semiconduttori, i problemi levati all’approvvigionamento di materiali e ricambi, la guerra in Ucraina che ha rallentato ulteriormente la produzione – tutti faticano a produrre auto, e chi ci riesce ancora è costretto a rivedere al rialzo i prezzi di listino.

E’ questa la situazione in cui si trova oggi Ford, al punto che oggi per Ford vedere una Mustang Mach-E significa perdere dei soldi, nonostante l’aumento del prezzo di listino: l’inflazione e il continuo aumento dei costi di produzione fanno sì che l’auto costi più del prezzo a cui viene venduta, ed è inutile sottolineare come questo approccio non sia particolarmente apprezzato dai contabili dell’azienda americana.

La notizia è stata riportata da CNBC News in seguito a un commento fatto dal CFO di Ford, John Lawler, in occasione di una conferenza di Deutsche Bank: Lawler ha confermato che la domanda per la Mustang Mach-E resta ancora molto alta – un ottimo segnale per l’industria automobilistica e per le auto elettriche – ma il continuo aumento dei costi dei materiali ha praticamente azzerato il margine di profitto di Ford.

Verso la fine del 2020 Ford ha cominciato a vendere la Mustang Mach-E a un ritmo molto alto, e guadagnando molto bene dalla vendita di ogni auto: oggi non è più così, e Ford può permettersi di produrre la Mach-E solo perché gli altri modelli del catalogo, come il pick-up campione di vendite negli USA Ford F-150, fanno ancora guadagnare a sufficienza per tenere attiva anche la produzione della Mustang a elettroni.

Ford si sta preparando a un periodo economicamente difficile – un po’ come tutto il mondo – consapevole però che in questo momento la domanda è molto più alta della capacità di offerta, contrariamente a quanto avvenuto in passato in periodi di recessione economica.