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Dazi al 25%: l'industria auto USA potrebbe perdere 108 miliardi

Un nuovo studio rivela che i dazi di Trump sulle auto al 25% costeranno 108 miliardi di dollari ai produttori USA nel 2025

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a cura di Tommaso Marcoli

Editor

Pubblicato il 11/04/2025 alle 09:59

Il conto salato delle tariffe di Trump che scuote l'industria automobilistica americana si fa sempre più chiaro. Secondo una recente analisi del Center for Automotive Research, i dazi del 25% imposti dall'amministrazione Trump all'inizio di aprile 2023 potrebbero causare un aggravio di costi pari a 108 miliardi di dollari per i costruttori che operano negli Stati Uniti entro il 2025. Un vero e proprio terremoto economico che colpisce particolarmente i tre giganti di Detroit – Ford, General Motors e Stellantis – i quali da soli dovranno affrontare un aumento dei costi stimato in 42 miliardi di dollari.

L'impatto finanziario si traduce in cifre concrete per ogni veicolo prodotto. I costruttori americani vedranno gravare sui componenti importati una tariffa media di quasi 5.000 dollari per ogni auto assemblata in territorio statunitense. La situazione peggiora ulteriormente per i veicoli completamente importati, con un costo aggiuntivo medio che sfiora gli 8.600 dollari per unità. Questi dati emergono dallo studio pubblicato giovedì dall'organizzazione con sede ad Ann Arbor, Michigan, e mettono in evidenza le conseguenze economiche di una manovra politica che ha generato onde d'urto in tutto il settore, costringendo le aziende a rivedere radicalmente le proprie strategie produttive.

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Di fronte all'entrata in vigore delle tariffe lo scorso 3 aprile, i costruttori hanno iniziato a riorganizzare rapidamente la propria produzione. General Motors ha incrementato la produzione di pickup in uno stabilimento dell'Indiana, mentre Stellantis, produttore di marchi iconici come Jeep e Ram, ha temporaneamente sospeso le attività in due impianti strategici: uno in Messico e uno in Canada. Queste mosse non sono rimaste senza conseguenze sul territorio americano. Lo studio evidenzia come le decisioni di Stellantis abbiano avuto ripercussioni su ben cinque stabilimenti statunitensi collegati alle filiere produttive internazionali del gruppo. Una dimostrazione concreta di quanto le catene di approvvigionamento automobilistiche siano oggi globalmente interconnesse.

È interessante notare come i tre colossi di Detroit risultino particolarmente vulnerabili alle nuove tariffe. Secondo lo studio, dovranno affrontare un costo medio per i componenti importati pari a 4.911 dollari per veicolo, superiore alla media del settore che si attesta a 4.239 dollari. Per quanto riguarda i veicoli completamente importati, il costo aggiuntivo è stimato in 8.641 dollari per i costruttori di Detroit, leggermente inferiore alla media dell'industria che raggiunge gli 8.722 dollari.

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Le tariffe hanno creato un sistema complesso di incentivi e penalizzazioni. Anche i veicoli provenienti da Messico e Canada sono soggetti al prelievo del 25%, ma con un'importante eccezione: i costruttori che rispettano i termini dell'Accordo Stati Uniti-Messico-Canada possono dedurre il valore dei componenti prodotti negli USA, creando così un incentivo diretto alla rilocalizzazione produttiva.

Matt Blunt, presidente dell'American Automotive Policy Council che rappresenta Ford, GM e Stellantis, ha commentato lo studio affermando che esso "dimostra il significativo costo che una tariffa del 25% avrà sull'industria automobilistica." Blunt ha inoltre sottolineato come i tre costruttori americani intendano "mantenere un dialogo continuo con l'amministrazione per raggiungere l'obiettivo condiviso di aumentare la produzione automobilistica statunitense."

Mentre GM e Stellantis hanno rimandato alle dichiarazioni dell'associazione di categoria, Ford non ha rilasciato commenti immediati sulla questione. Appare evidente come l'industria stia cercando di trovare un equilibrio tra la necessità di adattarsi alle nuove regole e l'urgenza di mantenere aperto un canale di comunicazione con l'amministrazione per possibili aggiustamenti futuri.

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Le conseguenze di questa politica tariffaria potrebbero estendersi ben oltre i confini dell'industria automobilistica, influenzando i prezzi al consumo, l'occupazione nel settore manifatturiero e perfino le relazioni commerciali internazionali degli Stati Uniti. L'adattamento a questo nuovo scenario rappresenta una sfida esistenziale per un'industria che vale centinaia di miliardi di dollari e dà lavoro a milioni di americani.

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