Meloni spinge per una svolta europea sui carburanti alternativi

La premier chiede all'UE di rivedere lo stop ai motori tradizionali, puntando sui biocarburanti e spiega le ragioni della sospensione degli incentivi.

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a cura di Andrea Maiellano

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L'Europa è ancora divisa sul futuro della mobilità, mentre il governo italiano mantiene una posizione netta contro l'esclusività dell'auto elettrica. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo a Montecitorio durante il Question Time, ha ribadito la strategia dell'esecutivo, contraria alla visione "monotecnologica" promossa dall'Unione Europea con il bando ai motori termici nel 2035. Una posizione che si inserisce in un contesto industriale in rapida evoluzione, con Stellantis che rivede i suoi piani per l'Italia e l'ombra dei dazi americani che si allunga sulla componentistica automotive del paese.

La strategia del governo Meloni sull'automotive si articola su due fronti principali: il tentativo di modificare l'approccio europeo alla transizione ecologica e la revisione degli incentivi al settore. "Abbiamo ottenuto l'anticipo alla seconda parte del 2025 della revisione del regolamento sui veicoli leggeri", ha dichiarato la premier, spiegando che l'Italia punterà a "riaffermare il principio di neutralità tecnologica, aprendo a tutti i carburanti alternativi".

Il governo continua quindi a sostenere che la strada verso la decarbonizzazione non dovrebbe passare esclusivamente per l'elettrificazione, ma includere anche soluzioni come e-fuel e bio-fuel. Una scelta motivata anche da considerazioni geopolitiche, con Meloni che sottolinea come "le filiere dell'elettrico sono controllate in gran parte dalla Cina", evidenziando i rischi di una nuova dipendenza strategica.

La premier ha anche difeso la decisione di cancellare gli incentivi diretti ai consumatori per l'acquisto di nuove auto, mantenendo solo i sostegni alle imprese. "Quelle risorse non favorivano gli investimenti, perché erano rivolte al sostegno all'acquisto di vetture attraverso l'Ecobonus, ma solo una piccola parte di questi acquisti andava ad auto prodotte in Italia", ha spiegato Meloni, rispondendo alle interrogazioni dei deputati Barelli di Forza Italia e Richetti di Azione.

La transizione ecologica italiana cerca una via autonoma tra vincoli europei e pressioni industriali.

Il dialogo con Stellantis è stato al centro dell'intervento della premier, che ha ricordato l'impegno del gruppo automobilistico "a mantenere in attività i suoi siti produttivi a tutela dell'occupazione e ad effettuare investimenti annui pari a 2 miliardi e acquisti da fornitori italiani per 6 miliardi fino al 2030". Dichiarazioni che arrivano, però, in un momento di revisione strategica da parte del colosso franco-italiano.

Le parole di Meloni sembrano quasi una risposta preventiva all'annuncio di Jean-Philippe Imparato, responsabile europeo di Stellantis, che proprio in questi giorni ha comunicato una revisione del Piano Italia. Il manager ha precisato che le modifiche "non saranno in difesa", ma punteranno su "motori giusti, soprattutto ibridi e range extender", tecnologie che sembrano allinearsi con la visione di neutralità tecnologica sostenuta dal governo italiano.

Imparato ha inoltre posto l'accento su due questioni fondamentali per l'industria automobilistica europea: i costi di regolamentazione, che secondo il dirigente "sono più importanti del costo del lavoro", e quelli dell'energia, definiti "altro punto cruciale". La sua proposta concreta è una politica di rottamazione a livello europeo per rinnovare un parco circolante di 256 milioni di vetture, metà delle quali con oltre dieci anni di vita, promuovendo in particolare la tecnologia ibrida come soluzione per abbattere le emissioni.

Questa revisione strategica di Stellantis, che sembra voler rilanciare le tecnologie ibride rispetto all'elettrico puro, si inserisce in un contesto globale sempre più complesso, caratterizzato anche da nuove tensioni commerciali internazionali che rischiano di colpire duramente la filiera automotive italiana.

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha tenuto un'informativa al Senato sugli effetti dei dazi recentemente introdotti dagli Stati Uniti. Secondo Urso, queste misure "non avranno impatto sulla vendita di auto esportate dall'Italia", trattandosi principalmente di vetture di alta gamma e di lusso, il cui mercato è relativamente insensibile alle variazioni di prezzo.

Tuttavia, il ministro ha lanciato l'allarme sulla componentistica italiana, che rischia di subire "un impatto significativo" in quanto fornitrice di parti per auto di media gamma tedesche o di altri paesi europei destinate al mercato americano. Una preoccupazione che si aggiunge alle già numerose sfide che il settore si trova ad affrontare, dalla transizione ecologica alle difficoltà di approvvigionamento di materiali critici.

La posizione italiana si configura quindi come un tentativo di navigare in acque sempre più agitate, cercando di proteggere un settore industriale strategico senza rinunciare agli obiettivi di sostenibilità ambientale. La scommessa è trovare una via italiana alla transizione ecologica che non sacrifichi né l'occupazione né l'indipendenza tecnologica e geopolitica del paese.

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13 Commenti

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ibrido benzina/elettrico o benzina/gpl è la soluzione giusta. Senza escludere il fatto che comunque i diesel di piccola e media cilindrata degli ultimi dieci anni sono comunque eccellenti per affidabilità, consumi ed emissioni.
L'elettrico a idrogeno era promettente ma non sostenibile per via dei costi. Qualcosa però mi dice che entro i prossimi 20 anni faranno capolino le prime autovetture elettriche con batterie nucleari in grado di funzionare per 20 anni o anche più.
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figuriamoci se ne azzecca una. Una eh, una.
Ovviamente sempre in direzione contraria a qualunque tesi scientifica o ambientale.
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ibrido benzina/elettrico o benzina/gpl è la soluzione giusta. Senza escludere il fatto che comunque i diesel di piccola e media cilindrata degli ultimi dieci anni sono comunque eccellenti per affidabilità, consumi ed emissioni. L'elettrico a idrogeno era promettente ma non sostenibile per via dei costi. Qualcosa però mi dice che entro i prossimi 20 anni faranno capolino le prime autovetture elettriche con batterie nucleari in grado di funzionare per 20 anni o anche più.
seh batteria nucleare, bona.
No, come affidabilità, consumi e emissioni non c'é nulla di meglio delle elettriche pure. Ma parliamo di ordini di grandezza eh. Oggi esistono auto che vanno bene per chiunque, con una model 3 RWD long range puoi fare da Genova a Merano senza mai ricaricare a 130 fissi, de che parliamo.
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seh batteria nucleare, bona. No, come affidabilità, consumi e emissioni non c'é nulla di meglio delle elettriche pure. Ma parliamo di ordini di grandezza eh. Oggi esistono auto che vanno bene per chiunque, con una model 3 RWD long range puoi fare da Genova a Merano senza mai ricaricare a 130 fissi, de che parliamo.
"bona" per adesso ma nei prossimi anni la ricerca prenderà seriamente in questione tale possibilità e fra due decenni, non escludo che vedremo, se non le prime auto in serie, i primi prototipi con tale tecnologia.
De che parliamo? La tesla di cui parli non se la può permettere la stragrande maggioranza degli automobilisti (che schifo i poveri? Vero?) e fra quelli che possono comprarla non saranno in molti coloro che una volta giunti a Merano avranno il tempo e la pazienza necessaria per una ricarica completa. E per fortuna anche, perchè se tutti c'è ne dotassimo dovremmo fare la fila per ore anche solo per accedere alle colonnine di ricarica. E se ne installano in misura adeguata ad un ampio parco automobili iniziano a sorgere problemi sulla reperibilità dell'energia ;)
Ma tu continua pure a sognare sull'elettrico.
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Gli efuel non sono passi verso la decarbonizzazione per definizione, quindi o la signorina Meloni non sa di cosa parla oppure ha preso delle belle mazzette. L'unica strada oer la vera decarbonizzazione è alta mobilità pubblica e idrogeno. Punto, le altre sono solo fregnacce di gente venduta a qualche ditta. Se allo stato non interessa la nostra salute rompe il patto sociale, x cui ogni cosa è lecita a questo punto.
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Cosa significa che le filiere dell'elettrico sono in Cina? Il resto del mondo non ha elettricità?
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figuriamoci se ne azzecca una. Una eh, una. Ovviamente sempre in direzione contraria a qualunque tesi scientifica o ambientale.
rotfl, ancora vi brucia aver perso le elezioni, eh "democratici"?
vai, vai, tu, la schlein e il suo armocromista!
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Cosa significa che le filiere dell'elettrico sono in Cina? Il resto del mondo non ha elettricità?
Pare che progettare e costruire un controller per motore e un BMS per le batterie sia al di fuori della portata del mondo occidentale, e' anche per questo che non credo che anche con il pieno sostegno occidentale e con le sanzioni a manetta l'ucraina abbia speranze, tutti i droni che usa in modo impeccabile e che sono il vero argine al dilagare russo sono MADE in CINA.
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ibrido benzina/elettrico o benzina/gpl è la soluzione giusta. Senza escludere il fatto che comunque i diesel di piccola e media cilindrata degli ultimi dieci anni sono comunque eccellenti per affidabilità, consumi ed emissioni. L'elettrico a idrogeno era promettente ma non sostenibile per via dei costi. Qualcosa però mi dice che entro i prossimi 20 anni faranno capolino le prime autovetture elettriche con batterie nucleari in grado di funzionare per 20 anni o anche più.
D'accordo sul benzina/gpl e sui motori diesel.
Ma per le batterie nucleari per uso privato non so se sia possibile farle con la tecnologia attuale.
Penso inoltre che anche se fosse possible non verrebbero messe in commercio per il semplice fatto che potrebbero essere utilizzate come ordigni estremamente pericolosi da chi sa come usarle per tali scopi.
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D'accordo sul benzina/gpl e sui motori diesel. Ma per le batterie nucleari per uso privato non so se sia possibile farle con la tecnologia attuale. Penso inoltre che anche se fosse possible non verrebbero messe in commercio per il semplice fatto che potrebbero essere utilizzate come ordigni estremamente pericolosi da chi sa come usarle per tali scopi.
per meglio comprendere di cosa parlo: https://www.pneus2000centroserviziauto.it/la-pila-atomica-arrivera-anche-sulle-auto/
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sono favorevole all'energia nucleare, ovviamente visto che sono un ingegnere. Le batterie nucleari però sono fantasie che non esistono e semplicemente non possono esistere, perché la fisica che tu immagino non conosci (non é un'offesa eh, é una constatazione) è abbastanza chiara: o sfrutti il decadimento radioattivo e produci qualche centinaio di watt di energia (si chiamano RTG ed esistono da diversi decenni sulle sonde spaziali) o sfrutti la fissione e quindi parliamo di reattori nucleari.
Non so te ma per quanto sia favorevole a questa tecnologia, un reattore da svariate centinaia di tonnellate io proprio non lo vedo su un'auto. Il tutto per? Permettere al nonno che fa casa-supermercato di poter percorrere quella distanza per 30 anni senza mai fare rifornimento di uranio? Forse è meglio che continui ad attaccarsi alla presa.

Sono d'accordo sugli efuel, ma l'idrogeno è una costosa e pericolosa favoletta: costosa perché per produrre 1 kWh di energia da idrogeno ne sprechi 4 volte tanto, e se lo produci con energie rinnovabili ti costa pure tremendamente di più perché gli elettrolizzatori non ammortano il prezzo su 24 ore. Pericolosa perché io non voglio viaggiare con una bombola pressurizzata a 700 bar sotto le ciappett. E non vorrei esserci nemmeno vicino in un parcheggio pubblico se é per quello. L'idrogeno ha senso limitatamente alla mobilità pesante e per la decarbonizzazione di settori hard to abate come le fonderie.

vedi, il problema è che pensate che la scienza abbia colore politico. Io so bene che voi siete sempre dal lato opposto della scienza e vi piace seguire i santoni e gli stregoni, ma sarebbe opportuno anche leggere le pubblicazioni di tanto in tanto, e comprenderle.
Io sono un uomo di scienza non un politico, infatti hai cannato in pieno il partito, non voto per la Schlein, come uomo di scienza sono favorevole al nucleare e lei no.
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sono favorevole all'energia nucleare, ovviamente visto che sono un ingegnere. Le batterie nucleari però sono fantasie che non esistono e semplicemente non possono esistere, perché la fisica che tu immagino non conosci (non é un'offesa eh, é una constatazione) è abbastanza chiara: o sfrutti il decadimento radioattivo e produci qualche centinaio di watt di energia (si chiamano RTG ed esistono da diversi decenni sulle sonde spaziali) o sfrutti la fissione e quindi parliamo di reattori nucleari. Non so te ma per quanto sia favorevole a questa tecnologia, un reattore da svariate centinaia di tonnellate io proprio non lo vedo su un'auto. Il tutto per? Permettere al nonno che fa casa-supermercato di poter percorrere quella distanza per 30 anni senza mai fare rifornimento di uranio? Forse è meglio che continui ad attaccarsi alla presa. Sono d'accordo sugli efuel, ma l'idrogeno è una costosa e pericolosa favoletta: costosa perché per produrre 1 kWh di energia da idrogeno ne sprechi 4 volte tanto, e se lo produci con energie rinnovabili ti costa pure tremendamente di più perché gli elettrolizzatori non ammortano il prezzo su 24 ore. Pericolosa perché io non voglio viaggiare con una bombola pressurizzata a 700 bar sotto le ciappett. E non vorrei esserci nemmeno vicino in un parcheggio pubblico se é per quello. L'idrogeno ha senso limitatamente alla mobilità pesante e per la decarbonizzazione di settori hard to abate come le fonderie. vedi, il problema è che pensate che la scienza abbia colore politico. Io so bene che voi siete sempre dal lato opposto della scienza e vi piace seguire i santoni e gli stregoni, ma sarebbe opportuno anche leggere le pubblicazioni di tanto in tanto, e comprenderle. Io sono un uomo di scienza non un politico, infatti hai cannato in pieno il partito, non voto per la Schlein, come uomo di scienza sono favorevole al nucleare e lei no.
https://www.pneus2000centroserviziauto.it/la-pila-atomica-arrivera-anche-sulle-auto/
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E' una notizia interessante.
In base a quello che c'è scritto nell'articolo, penso che saranno necessari diversi anni per arrivare a sviluppare batterie abbastanza potenti per le auto o per altri mezzi stradali e senza considerare altro tempo che é altrettanto necessario e che probabilmente sarà focalizzato sui test e sulla sicurezza delle stesse.
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"Piano Italia" non è scritto in maniera corretta. In realtà volevano dire "Piano, Italia!" nel senso di non andare troppo veloce con la produzione di autovetture ("rallentiamo ancora un'altro po'"...)
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