Scatola nera anche per l'automobilista? Si può fare

Il progetto MEMoSa punta sfruttare i dati raccolti dai wearable degli automobilisti per consentire alle assicurazioni di profilare meglio rischi e offerte.

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a cura di Dario D'Elia

Dopo la scatola nera per le auto, ecco quella per i conducenti. No, non dovremo andare in giro con un pacchettino in tasca, basterà un dispositivo wearable come smartwatch o fit-band.L'Incubatore europeo EIT Digital ha presentato il progetto MEMoSa (Media Entertainment Mobility and Safety in auto), una soluzione che punta a fornire alle assicurazioni automobilistiche i dati sulle condizioni psico-fisiche dei guidatori e altri servizi a valore aggiunto.

Media Entertainment Mobility and Safety in auto
Media Entertainment Mobility and Safety in auto

Al momento collaborano le assicurazioni BNP Paribas Cardif e Generalicar, Philips (algoritmi di analisi del sonno), TIM e il Politecnico di Milano (app), la Fondazione Bruno Kessler (raccolta ed elaborazione dati), nonché eXrade (geolocalizzazione).

In pratica l'idea è di sfruttare i dati raccolti dai sensori dei dispostivi, come ad esempio il battito cardiaco e altre funzioni vitali, elaborarli tramite un'app per smartphone e mettere in gioco il potenziale del cloud per condividerli con le compagnie. In questo modo il settore assicurativo potrà profilare meglio gli utenti per stabilire fattori di rischio più accurati (in base ai dati personali e quelli della scatola nera), personalizzare i pacchetti assicurativi, attivare nuovi servizi di localizzazione, fornire informazioni di contesto, distribuire contenuti di intrattenimento e profilare campagne pubblicitarie.   

Il primo mercato di riferimento sarà l'Italia e si parla di una prima offerta indirizzata agli automobilisti già a partire dal 2018. Il partner di riferimento sarà TIM, che si sta occupando del coordinamento e dello sviluppo dell'applicazione mobile.

"La tecnologia che stiamo sviluppando potrebbe essere applicata in modo molto simile anche in altri contesti: a tutto ciò che si definisce smart living o, con dispositivi diversi, alla domotica, integrando in modo intelligente i dispositivi della casa, o ancora all'industria monitorando e, possibilmente ottimizzando, il processo produttivo", ha commentato il professor Luciano Baresi del Politecnico di Milano.


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