L'Intelligenza Artificiale è particolarmente presente nel mondo del trading, e sono molte le transazioni completamente automatizzate - al punto che gli esseri umani non possono competere perché non sono abbastanza veloci.
Verrebbe da pensare che quello del trader sia un mestiere destinato a scomparire presto, ma Vlad Tenev, cofondatore e amministratore delegato di Robinhood, sembra pensarla diversamente.
Tenev ha infatti recentemente ribadito in un'intervista a Bloomberg Wealth una visione particolare del rapporto tra tecnologia e investimenti. Secondo il dirigente, l'aspetto emotivo e passionale del trading rappresenta un elemento che difficilmente potrà essere replicato dalle macchine. "La maggior parte delle volte non lo fai solo perché vuoi guadagnare denaro", ha spiegato Tenev, "ami anche fare trading e ne sei estremamente appassionato".
Tenev sembra riferirsi alla parte emozionante, a tratti esaltante, di questa attività. Non si può negare che esista e che possa essere un grandissimo fattore motivanate. Ma se a un certo punto, e succederà, dall'altra parte trovi sistemi AI che regolarmente ti battono, e magari ti soffiano clienti, la motivazione rischia di esaurirsi molto in fretta.
D'altra parte il trading da qualche anno non è più una cosa solo per professionisti: grazie proprio a Robinhood e a piattaforme simili, infatti, è diventato più democratico, qualcosa a cui quasi tutti possono accedere anche con capitali minimi - o anche solo con gli spiccioli, effettivamente.
L'AI come assistente, non come sostituto
Dunque, oggi un investitore non è solo l'esperto che vive davanti agli schermi, ma anche il piccolo risparmiatore. In questo senso l'Intelligenza Artificiale può diventare una specie di assistente personalizzato - qualcosa che società come Revolut o Bitpanda stanno già tentando di introdurre.
Tenev mantiene una posizione equilibrata sul suo ruolo futuro. La sua visione prevede l'AI come "un assistente utile per un trader e anche per la tua vita finanziaria più ampia", ma con una precisazione fondamentale: "Penso che alla fine saranno gli esseri umani a prendere le decisioni".
Un'affermazione su cui non si può essere in disaccordo: la responsabilità ultima di una decisione non può essere di un sistema automatizzato, che deve essere limitato a ruoli di supporto.
A proposito di decisioni, di recente Robinhood ha annunciato lo sviluppo di una piattaforma social dove gli utenti possono condividere le proprie operazioni e monitorare gli investimenti di altri, inclusi i politici. Si va quindi a creare una grande quantità di dati da analizzare, un territorio dove l'AI può rivelarsi particolarmente utile.
Se Robinhood vuole sommergere di dati finanziari i propri utenti, mi aspetto di vedere subito la pubblicazione di un assistente AI personalizzato, proposto in abbonamento. A quel punto però il modello di business della società diventerebbe qualcosa di diverso da ciò che è oggi. Potrebbe funzionare, potrebbero fare un sacco di soldi con gli abbonamenti di questo assistente. O potrebbe essere un buco nell'acqua ... il che è probabile considerato quanto sbagliano gli LLM. Oppure potrebbero investire davvero tanto per sviluppare un assistente più affidabile, giocandosi una partita completamente diversa e più rischiosa.
Le perplessità di Wall Street
La cautela di Tenev trova eco in altri giganti della finanza americana. Ken Griffin, fondatore e CEO di Citadel, uno dei più importanti hedge fund al mondo, ha espresso scetticismo riguardo al potenziale rivoluzionario dell'AI negli investimenti. "La usiamo un po' nel nostro business di investimenti, ma non posso dire che sia stata rivoluzionaria", ha dichiarato Griffin in un'intervista alla Stanford Graduate School of Business.
Per Griffin, l'intelligenza artificiale rappresenta principalmente uno strumento di miglioramento della produttività, utile per risparmiare tempo ma non destinato a rivoluzionare la maggior parte delle attività finanziarie. Questa valutazione pragmatica contrasta con le aspettative più ottimistiche di chi vede nell'AI una panacea per tutti i settori economici.
Una prospettiva leggermente diversa arriva da David Solomon, CEO di Goldman Sachs, che riconosce nell'AI un significativo impulso alla produttività nel settore degli investimenti. Solomon ha evidenziato come l'evoluzione tecnologica abbia già trasformato radicalmente il lavoro degli analisti: quello che 40 anni fa richiedeva sei ore per confrontare due titoli, oggi si completa istantaneamente.
Goldman Sachs ha già implementato soluzioni innovative come Louisa AI, una startup interna sviluppata sei anni fa che aiuta banchieri e investitori ad analizzare milioni di articoli e conoscenze dei dipendenti per identificare opportunità di investimento.
Il consenso emergente tra questi leader del settore finanziario suggerisce che l'intelligenza artificiale, pur rappresentando una trasformazione significativa, non eliminerà il ruolo centrale degli esseri umani nel trading e negli investimenti, ma si evolverà come un potente strumento di supporto alle decisioni e all'analisi.