La decisione di OpenAI di pubblicare i suoi primi modelli open-weight dal 2019 nasconde una strategia geopolitica che va ben oltre le considerazioni puramente tecniche. Sam Altman, CEO della compagnia californiana, ha rivelato durante un briefing con i media che la crescente influenza dei modelli cinesi open-source ha rappresentato un fattore determinante nella scelta di aprire parte della propria tecnologia. Una mossa che segna un cambio di rotta significativo per un'azienda da sempre orientata verso modelli proprietari chiusi.
Le parole di Altman sono state cristalline: "Era chiaro che se non lo avessimo fatto noi, il mondo sarebbe stato costruito principalmente su modelli open-source cinesi". Questa dichiarazione svela come la competizione nell'intelligenza artificiale abbia assunto contorni sempre più geopolitici, trasformandosi in una vera e propria battaglia per l'influenza tecnologica globale. Il CEO ha specificato che, pur non essendo l'unico motivo, questa considerazione ha pesato enormemente nella decisione finale.
Il riferimento implicito va sicuramente a DeepSeek, la startup cinese che a gennaio ha sorpreso il mondo tecnologico con il suo modello R1. Questo sistema, caratterizzato da prestazioni elevate ma costi relativamente contenuti, è completamente open-source e open-weight, dimostrando che l'innovazione nell'IA non è più un monopolio occidentale.
I nuovi modelli americani entrano in campo
Il 5 agosto OpenAI ha quindi lanciato due modelli open-weight: gpt-oss-120b e gpt-oss-20b. Il primo è stato progettato per sistemi ad alta potenza, mentre il secondo può funzionare sulla maggior parte di desktop e laptop comuni. Questa doppia strategia mira a coprire tanto gli utenti professionali quanto quelli più amatoriali, democratizzando l'accesso alla tecnologia avanzata.
La differenza rispetto ai modelli "chiusi" come GPT-3, GPT-4 e il futuro GPT-5 è sostanziale: gli utenti possono eseguire e personalizzare questi sistemi localmente, senza dipendere dai server dell'azienda. Altman ha definito con orgoglio gpt-oss come "il miglior modello aperto e più utilizzabile al mondo".
Dietro questa scelta tecnologica si nasconde una battaglia ideologica più ampia. Altman ha inquadrato il rilascio dei modelli aperti come parte della missione di OpenAI di "garantire un'AGI che benefici tutta l'umanità" - un tema ricorrente da parte di OpenAI. L'obiettivo dichiarato è permettere al mondo di costruire su "uno stack di IA aperto creato negli Stati Uniti, basato su valori democratici, disponibile gratuitamente per tutti". Una formulazione che contrappone esplicitamente il modello americano a quello cinese.
Tuttavia, OpenAI non è sola in questa strategia. Meta ha già reso aperti i suoi modelli Llama, anche se Mark Zuckerberg ha recentemente avvertito della necessità di essere "attenti a quello che scegliamo di rendere open source". Una cautela che riflette i dilemmi di sicurezza che accompagnano la diffusione di tecnologie così potenti.
Il risveglio dopo DeepSeek
L'impatto della startup cinese sul panorama dell'IA è stato profondo. Persino Donald Trump ha definito il successo di DeepSeek come un "segnale di risveglio" per le aziende tecnologiche americane, pur considerandolo positivo per la competizione. Durante una sessione di domande e risposte su Reddit, Altman aveva già anticipato questo cambio di strategia, ammettendo: "Personalmente penso che siamo stati dalla parte sbagliata della storia e dobbiamo trovare una strategia open source diversa".
Questa ammissione di errore rappresenta una svolta notevole per un'azienda che aveva costruito il proprio vantaggio competitivo proprio sulla segretezza dei propri algoritmi. Il mondo dell'intelligenza artificiale sta dunque entrando in una nuova fase, dove l'apertura potrebbe diventare tanto importante quanto l'innovazione stessa.