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L'AI cinese continua a crescere grazie all'open source

La Cina punta sull'open-source per l'IA dopo il blocco OpenAI, con investimenti statali per ridurre il gap tecnologico in un settore sempre più strategico.

Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 19/08/2025 alle 09:20
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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 19/08/2025 alle 09:20

La notizia in un minuto

  • La Cina ha trasformato l'esclusione dai modelli AI americani in un'opportunità strategica, accelerando lo sviluppo di un ecosistema autonomo basato su open-source e investimenti statali massicci
  • L'approccio cinese punta sulla filiera tecnologica integrata e utilizza la trasparenza del codice come leva geopolitica per attrarre sviluppatori internazionali, nonostante persistano gap strutturali nei semiconduttori
  • La polarizzazione USA-Cina nell'AI ridefinisce gli equilibri globali, trasformando la competizione tecnologica in una battaglia per gli standard internazionali futuri tra modelli "democratici" e "autoritari"

Riassunto generato con l’IA. Potrebbe non essere accurato.

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Il mondo dell'intelligenza artificiale si sta rapidamente dividendo in due sfere d'influenza distinte, dove la tecnologia diventa sempre più uno strumento di proiezione geopolitica. Da una parte gli Stati Uniti con i loro modelli proprietari e costosi, dall'altra la Cina che punta tutto sull'open-source e sugli investimenti statali massicci. L'Europa al momento sembra relegata al ruolo di osservatore, e secondo molti norme come l'AI Act sono un freno allo sviluppo: tuttavia i modelli open source si stanno facendo strada anche nel Vecchio Mondo e gli investimenti sono in crescita. 

La risposta di Pechino alle sanzioni occidentali

Uno dei (molti) momenti chiavi è stato quando OpenAI ha deciso di chiudere le porte al mercato cinese nel luglio 2024, in accordo con le richieste del governo statunitense. Molti osservatori hanno interpretato la mossa come un colpo decisivo alle ambizioni tecnologiche di Pechino. La realtà si è rivelata completamente diversa. La leadership cinese ha trasformato l'esclusione in un'opportunità, accelerando un processo di autonomia tecnologica che ricalca perfettamente la strategia già vincente nei settori dei veicoli elettrici e del fotovoltaico.

L'approccio cinese combina tre elementi fondamentali: investimenti pubblici senza precedenti, coordinamento industriale centralizzato e una filosofia open-source che ribalta le logiche proprietarie americane. Giganti come Alibaba, ByteDance e DeepSeek hanno immediatamente colto l'occasione, pubblicando modelli aperti che, pur non dominando le classifiche globali, dimostrano una competitività crescente in diversi ambiti applicativi.

La Cina non si limita a sviluppare algoritmi. L'investimento copre l'intera filiera tecnologica, dai data center agli ambienti di training, dai programmi formativi specializzati alle infrastrutture di calcolo e storage. Questa visione sistemica permette di costruire un ecosistema autonomo che riduce progressivamente la dipendenza dalle tecnologie occidentali, creando al contempo le basi per una futura leadership globale.

L'apertura del codice sorgente rappresenta simultaneamente una necessità tecnica e una sofisticata leva geopolitica. Pechino utilizza la trasparenza per attrarre sviluppatori internazionali, costruire comunità globali e proiettare soft power tecnologico ben oltre i confini nazionali. Questa strategia sta già producendo risultati tangibili, con le comunità di ricerca internazionali che iniziano a considerare i progetti cinesi come fonti genuine di innovazione.

I limiti strutturali del modello cinese

La contrapposizione assume ormai tinte ideologiche oltre che tecniche

Nonostante i progressi impressionanti, la Cina deve ancora affrontare divari strutturali significativi. I semiconduttori prodotti dalla SMIC (Semiconductor Manufacturing International Corporation) e utilizzati nei sistemi Huawei non riescono ancora a competere con le GPU Nvidia di ultima generazione, che rimangono lo standard de facto per i carichi computazionali più intensivi del deep learning.

Il modello centralizzato cinese, pur capace di mobilitare miliardi di dollari e coordinare direttive nazionali, mostra talvolta difficoltà nel mantenere i ritmi frenetici e la reattività tipici dell'innovazione guidata da piccole imprese private. Questa tensione tra controllo centralizzato e agilità innovativa rappresenta una delle sfide più complesse per il futuro sviluppo tecnologico cinese.

Europa nel mezzo: opportunità e rischi

La polarizzazione tra Stati Uniti and Cina apre paradossalmente nuovi spazi di manovra per gli attori europei e per tutti coloro che si trovano fuori dai due blocchi dominanti. I modelli open-source cinesi offrono possibilità di sperimentazione rapida e distribuita, ma richiedono un'attenta gestione delle questioni di governance, compliance e sicurezza. Le piattaforme americane conservano il loro fascino grazie alla qualità consolidata, alla stabilità e al supporto enterprise, ma a costi crescenti e con vincoli geopolitici sempre più stringenti.

Washington ha iniziato a parlare esplicitamente di "AI democratica" per marcare la distanza da quello che definisce un approccio "autoritario", segno inequivocabile che la battaglia non è più solo tecnica ma riguarda la definizione degli standard internazionali futuri. In questo scenario, l'Europa si trova davanti alla necessità di definire una propria strada che bilanci indipendenza strategica, cooperazione internazionale e competitività tecnologica.

Il tempo per rimanere spettatori neutrali si sta rapidamente esaurendo. Chi sviluppa, adotta o scala modelli di intelligenza artificiale deve ormai navigare in un mercato dove le coordinate sono dettate da dinamiche sovranazionali che intrecciano indissolubilmente innovazione tecnologica e strategia geopolitica.

Fonte dell'articolo: www.notizie.ai

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