Capterra: il 59% delle aziende ha lavorato da remoto durante il Covid-19

Il comparatore di software online ha chiesto alle PMI di 9 paesi come hanno reagito alla richiesta di dover lavorare da remoto

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a cura di Antonino Caffo

Secondo i dati di Capterra, comparatore di software online, sei piccole e medie imprese su dieci hanno fatto lavorare da casa i propri dipendenti ed hanno dovuto fornire loro gli strumenti tecnologici adatti per poterlo fare nel periodo del Covid-19.

E in Italia, il 47% delle PMI non era pronta a livello tecnologico a rispondere alla crisi, come emerso da un precedente sondaggio realizzato a marzo 2020.

Per poter capire come la percezione avuta da imprenditori e dipendenti in questa situazione forzata, Capterra ha condotto un sondaggio che ha coinvolto 9 paesi (Australia, Brazile, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Messico ed Olanda) e 4600 intervistati provenienti da piccole e medie imprese, condotto nel periodo dal 4 al 14 aprile 2020.

 

Uno dei dati più interessanti dello studio ha dimostrato che molto probabilmente ci sarà un cambiamento nelle modalità in cui le PMI a livello globale concepiranno le modalità di lavoro dei propri dipendenti e le proprie policy in merito, dal momento the 1/3 degli intervistati ha dichiarato che gli piacerebbe lavorare completamente da remoto anche dopo la crisi.

A supporto di ciò, il 70% delle imprese a livello globale è riuscita a rispondere velocemente alla situazione di crisi ed ha adattato la propria offerta commerciale in toto o parzialmente perché potesse essere offerta virtualmente.

Ci sono stati altri punti interessanti che sono emersi a livello globale, dimostrando come le persone, sebbene in paesi diversi, abbiano riscontrato sfide, problematiche ed opportunità simili.

Si è evidenziato che il 74% dei lavoratori a livello mondiale ha dichiarato che gli è piaciuto molto lavorare da remoto e questo anche se le aziende internamente hanno ancora diverse carenze a livello comunicativo, dal momento che è stata sottolineata come la sfida maggiore.

Nello specifico della situazione, solamente il 37% ha rilasciato delle linee guida ufficiali su come gestire la comunicazione ed organizzare i meeting con i diversi membri del team. A corollario di questo, il 32% degli intervistati a livello mondiale ha dichiarato che ha sofferto molto la solitudine.

Sono stati riscontrati alcuni pattern a livello globale nell’utilizzo di software per facilitare la comunicazione. I più utilizzati sono stati: Zoom, Skype, TeamViewer, la G Suite e Microsoft Teams.

Le 5 sfide maggiori nel lavorare da remoto a livello italiano sono state: comunicare con i colleghi (33%); i problemi con la connessione Internet (32%), il concentrarsi e mantenere gli stessi livelli di produttività dell’ufficio (31%), il mantenere le relazioni con i clienti (30.65%) e le relazioni sociali (30.48%).

Ci sono tuttavia stati anche lati molto positivi che sono emersi. A livello italiano, i 5 maggiori vantaggi che sono stati riscontrati riguardano: la possibilità di non dover prendere i mezzi pubblici per andare a lavorare (43%), il cucinare e mangiare a casa (38%), la possibilità di aggiustare le ore lavorative alla proprie vita privata (37%), il potersi vestire in modo casual (32%), la possibilità di potersi prendere cura di bambini e/o animali (28%).

Nello studio portato avanti da Capterra, è anche emerso un altro dato preoccupante riguardante la sicurezza informatica, ovvero che il 40% dei dipendenti a livello globale ha usato un proprio device personale, e non aziendale, per lavorare da casa.

In paesi come l’Italia il dato è stato decisamente molto più alto, con un 76% degli intervistati che già a marzo aveva dichiarato di star utilizzando un proprio computer personale per lavorare da remoto.

Secondo lo studio, solamente un 36% degli intervistati a livello globale utilizza una password forte (con caratteri speciali, numeri, maiuscole e minuscole) e solo il 39% degli stessi ha installato sul proprio PC personale un antivirus. Il numero degli intervistati che ha dichiarato di utilizzare firewall (29%), VPN (28%) e software per la sicurezza della posta elettronica (22%) è perfino più basso.

In ambito di gestione delle password, in Italia solamente il 20% di chi ha risposto al sondaggio ha dichiarato di utilizzare un software per la gestione delle password. Il 29% dei dipendenti italiani dice di non utilizzare un password manager perché ricorda la password a memoria ed un 16% la annota fisicamente.

L’importanza d’implementare misure di sicurezza efficaci diventa ancora più evidente quando si vede che il 50% dei dipendenti che hanno lavorato da remoto a livello globale sono stati vittime di attacchi di phishing durante il periodo della quarantena.

Per l’Italia, Il 37% degli intervistati ha confermato di essere stato vittima di un attacco di phishing, ed il 15% ha confermato che è avvenuto durante il periodo con contenuti che si riferivano specificatamente al Covid-19.

A livello formativo, il dato complessivo ha dimostrato che solo il 19% dei dipendenti ha ricevuto una formazione specifica sulla sicurezza informatica e su come mantenere l’ambiente digitale sicuro lavorando da casa.

Per paesi come l’Italia sembra ci sia una formazione generale sulla sicurezza informatica all’interno delle aziende erogata in diverse modalità, tuttavia il grado di vulnerabilità complessivo è ancora molto alto e forse le modalità di apprendimento hanno bisogno di essere riviste.