Dassault Systèmes, dal digital al virtual twin

Nuovi orizzonti nella strategia di Dassault Systèmes, con il digital twin che porta l’innovazione in ambiti inesplorati

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a cura di Antonino Caffo

Dassault Systèmes ha una presenza storica in Italia, con 4 anni consecutivi di crescita in doppia cifra e oltre 50 partner acquisiti nel 2020. A livello globale, la società conta quasi 200 uffici e 70 laboratori di Ricerca & Sviluppo. «Si dice, soprattutto negli ultimi tempi, che le aziende debbano essere "puropose-driven", ma cosa vuol dire?» si chiede Guido Porro, AD di Dassault Systèmes in Italia e Managing Director per l’area Euromed. «Per il nostro gruppo significare voler mirare all'innovazione che guarda alla sostenibilità. Il mantra è quello di creare mondi virtuali che estendono e migliorano le esperienze del mondo reale».

Per non andare troppo nel filosofico, basta dire che il focus del lavoro di Dassault Systèmes è sul concetto di digital twin, ossia la realizzazione di gemelli virtuali che vanno, di volta in volta, ad ottimizzare uno scenario di produzione, la raccolta dei dati, un qualsiasi panorama in cui il dato può fare la differenza.

Il percorso di Dassault Systèmes parte nel 1981, con quartier generale in Francia, come azienda che comincia a lavorare sul design 3D. Otto anni dopo, arriva il Digital Mock-up, ossia l'avvento di un'innovazione collaborativa, che poi si declina, dieci anni dopo nel 1999, nel lancio di un primo prodotto di progettazione 3D PLM. Più vicino ai giorni nostri, nel 2012, arriva la 3D Experience platform, piattaforma di business per dare maggiore "emotività" al prodotto; mentre nel 2020 è l'ora del Virtual Twin Experience of Humans.

«La cosa importante, in questo ultimo step, non è tanto replicare il reale ma simulare il comportamento che un oggetto reale può avere in varie situazioni, per anticipare le nostre risposte. Un esempio è come si muove il cuore in un corpo umano in certe situazioni. Evidentemente, la tecnologia è applicabile a scenari differenti, tanto che suggeriamo di utilizzerei il termine "virtual twin" e non solo digital twin».

Il nuovo rinascimento industriale spiegato da Dassault Systèmes è qualcosa che va oltre la Industry 4.0, includendo un trend che rende i processi non solo più efficienti ma crea di fatto opportunità produttive assenti prima, perché spinte da alcuni flussi determinanti quali i marker e gli innovatori.

«Il ruolo di Dassault Systèmes, di recente, si è esteso verso altri settori importanti, come quello della sanità e delle infrastrutture» prosegue Chiara Bogo, Direttore Marketing EuroMed di Dassault Systèmes. «A settembre 2020, il gruppo è entrato a far parte di GESI, una partnership strategica che guarda ad una maggiore sostenibilità nello sviluppo di soluzioni tecnologici».

Resta fondamentale per la compagnia, abbattere i silos informativi presso i clienti. Questo resta possibile seguire un percorso fatto da quattro quadranti, differenti per processi e funzioni aziendali. «Ecco allora l'area del Social & Collaborative Apps, quella del 3D Modeling Apps, le Simulation Apps e, infine, le Information Intelligence Apps. Ogni categoria prevede l'esistenza di soluzioni software ad-hoc, che ci permettono di supportare 11 settori industriali diversi, analizzando tramite i nostri esperti le esigenze e gli interventi, producendo poi dei piani (le cosiddette "solution experience") dedicati».

Vale la pena ricordare come i software di Dassault Systèmes siano disponibili sia on-premise che sul cloud, per soggetti enteprise ma anche PMI. «Abbiamo l'ambizione di diventare leader mondiali in vari settori, tra cui quello che riguarda le Life Sciences. Sappiamo di poter aiutare a sviluppare tecnologie che supportino una migliore cura della persona, in tempi che, come sappiamo, necessitano di approcciare in maniera avanzata le problematiche cliniche a livello globale» conclude Guido Porro. «La logica è quella della logica integrata della piattaforma e di un percorso di acquisizioni e partnership, come quella che ci ha portato ad acquisire Medidata, per sviluppi ulteriori che prima erano inimmaginabili».