L'Italia sconta una cronica carenza di competenze digitali e STEM. Un problema sistemico che frena la trasformazione digitale del Paese e che è stato il tema centrale del Huawei Italy Digital Talent Forum 2025, tenutosi il 27 ottobre a Milano. L'evento ha messo allo stesso tavolo istituzioni, atenei e imprese per affrontare un'urgenza non più rimandabile: come formare i talenti del futuro.
La risposta emersa con forza dal forum è una: la collaborazione strategica. L'obiettivo, come dichiarato dagli organizzatori, è creare "ponti" stabili tra il settore pubblico, il mondo accademico e quello produttivo. Senza una sinergia reale tra chi forma (le università) e chi assume (le imprese), qualsiasi sforzo rischia di essere vano.
Le aziende, secondo Asstel, si stanno già muovendo su un doppio binario: da un lato, programmi di formazione continua (upskilling) per i dipendenti già in forza; dall'altro, un forte sostegno alla formazione giovanile per irrobustire le competenze digitali e STEM del Paese. Questo tipo di formazione aziendale sta diventando un pilastro per colmare il divario.
Parallelamente, le università, come sottolineato dal Politecnico di Milano e dall'Università Bicocca, hanno il compito non solo di fornire nozioni tecniche, ma di insegnare a "trasformare le idee in progetti concreti", capaci di generare un impatto economico e sociale.
Questa alleanza si sta già concretizzando in iniziative specifiche. Il Ministero del Lavoro, ad esempio, ha lodato programmi come "Seeds for the Future" di Huawei, che offre a studenti eccellenti, come quelli del Politecnico di Milano, periodi di formazione intensiva all'estero, in questo caso in Cina. A questo si aggiungono altri progetti come "Tech with Her" con la SDA Bocconi e "SmartBus" per i più giovani.
In questo scenario, la Lombardia si candida a "ecosistema d'eccellenza", combinando l'attività delle università con il denso tessuto industriale.
Il forum ha messo in luce il problema e le possibili soluzioni, in un contesto globale dove l'IA sta accelerando la richiesta di reskilling. La vera sfida, ora, non è passare dai convegni ai progetti pilota, ma rendere sistemica la formazione su quelle 70 nuove competenze, prima che il divario tra la velocità della tecnologia e la preparazione del capitale umano diventi un freno permanente per la competitività italiana