Settembre è il mese dei ritorni e dei nuovi inizi: scuola, lavoro… e, si sperava, il ritorno di Apple sulla cresta dell’AI. All’iPhone-day, però, i fuochi promessi si sono fatti scintille: protagonista non l’AI, ma un paio di auricolari.
Design è la parola d’ordine a Cupertino, nella serata evento il cui tema, “Awe Dropping”, già delinea la meraviglia. Presentati i nuovi prodotti e tecnologie, segnando l’inizio di un nuovo corso per l’intero ecosistema Apple. Ma è arrivata la tanto attesa svolta sull'AI?

Apple, bicchiere mezzo vuoto
Gli AirPods Pro 3 traducono al volo le conversazioni. Parli nella tua lingua, ascolti nella tua lingua ciò che l’altra persona dice. Se solo tu indossi gli AirPods, metti l’iPhone in orizzontale: sullo schermo compaiono trascrizione e traduzione in tempo reale per entrambi. Se entrambi indossate gli AirPods, non serve più lo schermo: ognuno sente nelle proprie orecchie la traduzione nella propria lingua, mentre parla normalmente. La funzione parte in beta: subito inglese, francese, tedesco, portoghese, spagnolo; a fine anno arrivano italiano, giapponese, coreano e cinese semplificato.
Bene: come prodotto, questi auricolari sono ottimi e possono davvero semplificare la comunicazione. Ma… lo vedete anche voi il ma? Se quello che compri è l’hardware, qual è il prodotto nascosto? Sempre lo stesso: l’algoritmo. Parlare dentro queste cuffie significa alimentare un sistema che vive della nostra voce e del nostro contesto.
Non è di per sé un male—è il prezzo della magia “invisibile”—ma sposta il baricentro su fiducia e trasparenza: dove avviene l’elaborazione? cosa resta on-device e cosa no? i dati vocali finiscono sui server? per quanto tempo e con quali limiti vengono usati per migliorare i modelli?
Finché queste risposte non saranno cristalline, l’effetto wow resterà sospeso a metà.

AirPods Pro 3 introducono un sensore PPG per il rilevamento del battito cardiaco e diversi miglioramenti su audio e funzioni smart. Il design è stato ripensato dopo oltre 10.000 scansioni dell’orecchio e 100.000 ore di ricerca: formato più compatto e simmetrico, gommini in schiuma in cinque misure, resistenza IP57 e custodia ridisegnata. Qui la news.
Tutti (o quasi) a cena da Melania e Trump
Settembre mese di ritorni ma anche di eventi importanti. Alla Casa Bianca va in scena la “serata dell’alfabetizzazione” guidata dalla First Lady Melania Trump—e il tono è metà gala, metà cabina di regia. Tra un brindisi e un comunicato, i big della Silicon Valley promettono di preparare gli americani a un mondo dominato dall’AI. Google stacca il primo assegno: 150 milioni di dollari—parte del miliardo già annunciato—per sovvenzioni dedicate a educazione sull’AI e benessere digitale. Microsoft mette sul tavolo un anno gratuito di Microsoft 365 Personal con Copilot per gli studenti con account scolastico e corsi di IA su LinkedIn Learning per studenti e docenti. Amazon promette invece: 4 milioni di persone formate sulle competenze AI entro il 2028, programmi didattici per 10.000 insegnanti e 30 milioni in crediti AWS per scuole e organizzazioni.
In chiusura, appuntamento nel Rose Garden con il Presidente Donald Trump e una platea che va da Mark Zuckerberg a Tim Cook e Sam Altman. Grande assente Elon Musk, facilmente intuibile il motivo...
Mentre i comunicati volano, la vera domanda resta la più semplice—e la più difficile—da servire: questa alfabetizzazione sarà educazione o un incentivo per le piattaforme? La domanda è semplice (e scomoda): si puntano a formare cittadini competenti o utenti fidelizzati?

Alla Casa Bianca si è tenuto un incontro dedicato all’educazione sull’Intelligenza Artificiale, guidato dalla First Lady Melania Trump e con la partecipazione dei CEO delle principali aziende tech. Grande assente: Elon Musk! Qui la news.
Dai grandi commensali ai “piccoli” giocatori: la centrale svizzera Apertus
Mentre i grandi commensali apparecchiano promesse e programmi, un “piccolo” giocatore fuori dalla cerchia ristretta dei big tech fa qualcosa di molto concreto: la Svizzera accende una centrale pubblica. Apertus è un modello open-source pensato come alternativa ai sistemi proprietari (alla ChatGPT o Claude): codice, pesi, dati di addestramento e documentazione sono pubblicati su HuggingFace. Non è un prototipo da laboratorio, è infrastruttura: addestrato su oltre 1.800 lingue, disponibile in due taglie (8 e 70 miliardi di parametri) con ambizioni paragonabili a Llama 3. La promessa è tecnica e civica insieme: nasce nel rispetto delle regole europee, tutela copyright ed etica, e si allena solo su fonti pubbliche che hanno autorizzato lo scraping—niente raccolta nascosta.

Il progetto è stato concepito per rispettare le leggi europee sul copyright e il codice etico dell’AI dell’UE: i dati utilizzati provengono esclusivamente da fonti pubbliche che hanno consentito l’uso di scraper, senza ricorrere a pratiche di “stealth-crawling”. Qui la news.
Toy Story e la lingua come infrastruttura quotidiana
Nel ’95 Toy Story ci ha fatto credere che i giocattoli potessero parlare, nel 2025 il salto è più audace. Samsung prova a far capire alla casa cosa diciamo, all’IFA 2025 tenutasi a Berlino, svela la visione di una casa “ambiente AI” in cui gli elettrodomestici comprendono linguaggio naturale e agiscono in autonomia. Lavatrici Bespoke AI che riconoscono i tessuti e dosano il detersivo consumando il 65% in meno di energia; TV con Copilot e Gemini che rispondono in tempo reale alle domande su ciò che stai guardando; un nuovo robot aspirapolvere capace di rilevare persino i liquidi trasparenti.
La voce smette di essere un effetto speciale e diventa infrastruttura quotidiana: attraversa la casa e i suoi oggetti, abita le orecchie con l’interprete personale, entra nelle scuole come alfabetizzazione di base e alimenta i modelli che reggono i servizi. Traslando la metafora: la lingua (potenziata dall’AI) diventa quel livello di fondo che alimenta esperienze e servizi. A casa, non “accendi un’app”: parli e l’ambiente capisce; nelle orecchie, l’interprete è sempre pronto; nella scuola, formi competenze per usarla con consapevolezza; nei modelli, scegli se la “centrale” è chiusa o aperta.
Se è davvero infrastruttura quotidiana, dobbiamo pretendere regole semplici: standard chiari, continuità di servizio, inclusione reale e governance trasparente—non solo demo brillanti.
E voi? che ne pensate? Siete pronti a cedere “le chiavi” della vostra casa all’AI?