Cari lettori buon venerdì, scusate se torniamo sul nostro viaggio a San Francisco, non vorremmo mai sembrare i tipi della pubblicità di Costa Crociere (ve la ricordate?) quelli che piangevano perché la vacanza e tutti i suoi benefit fossero terminati! Questa volta la California ci farà solo da sfondo, promesso!
A San Francisco è stato impossibile non notarle. Le Waymo bianche - i robotaxi a guida autonoma - con quella piccola torre di sensori sul tetto, giravano silenziose tra i semafori e le salite della città.
Ci sono passate accanto come se fossero taxi normali, ma dentro non c’era nessuno. Le abbiamo viste ovunque, anche di notte, e ci siamo chiesti: a che punto siamo davvero con la guida autonoma? Negli ultimi anni se n’è parlato tanto, tra promesse e incidenti, ma oggi il fenomeno sta tornando a prendere velocità. Non più come sogno futurista, ma come realtà quotidiana, almeno in alcuni angoli del mondo.
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A San Francisco è stato impossibile non notarle. Le Waymo bianche - i robotaxi a guida autonoma - con quella piccola torre di sensori sul tetto, giravano silenziose tra i semafori e le salite della città. Ci sono passate accanto come se fossero taxi normali, ma dentro non c’era nessuno. Le abbiamo viste ovunque, anche di notte, e ci siamo chiesti: a che punto siamo davvero con la guida autonoma? Negli ultimi anni se n’è parlato tanto, tra promesse e incidenti, ma oggi il fenomeno sta tornando a prendere velocità. Non più come sogno futurista, ma come realtà quotidiana, almeno in alcuni angoli del mondo.
Waymo: la realtà più concreta (e più "noiosa")
Waymo, spin-off di Google (Alphabet), è oggi il player più avanzato nella corsa alla guida autonoma. Da San Francisco a Phoenix, passando per Los Angeles e Austin, i suoi robotaxi trasportano passeggeri in modo completamente automatico, senza autista di sicurezza. I robotaxi Waymo hanno percorso più di 100 milioni di miglia senza un essere umano al volante, raddoppiando il chilometraggio in circa sei mesi, ha affermato un alto funzionario dell'azienda, con oltre 10 milioni di corse pagate.
Nell’intervista di Italian Tech ad Andrea Vaccaro, l’ingegnere genovese che da San Francisco guida il team di Field Safety di Waymo, emergono altri numeri per comprendere meglio il fenomeno. Dice infatti che sono centinaia le auto in strada, con 300.000 corse a settimana tra San Francisco, Silicon Valley, Los Angeles (da downtown a Santa Monica), Austin e Phoenix, e l’arrivo a Miami e Washington farà salire questi numeri alle stelle.
L’esperienza è molto meno fantascientifica di quanto ci aspettassimo: scarichi l’app, inserisci la carta, prenoti, la macchina arriva con le tue iniziali che lampeggiano, sali e sullo schermo vedi tutto: percorso, tempo d’arrivo, auto e pedoni intorno. E questo non è solo un bel software: è Intelligenza Artificiale che "vede" l’ambiente, lo interpreta in tempo reale e prevede cosa faranno pedoni, ciclisti e auto che ti circondano. L’AI messa dentro un oggetto fisico di uso quotidiano, non più solo in una chat. Peccato però che è disponibile solo per i residenti, quindi ahimè, cari lettori, non l’abbiamo potuto provare e vi assicuriamo che le abbiamo provate tutte per evitare questo blocco!
L’auto "vede" a 360 gradi e registra il 91% in meno di incidenti rispetto ai veicoli guidati dall’uomo; e pare siano 12 volte più sicuri di un umano al volante.
Questo è quanto afferma l’azienda stessa, noi un passetto falso ad un incrocio l’abbiamo fatto per testare con mano – e gamba – ed effettivamente si è fermato! Dietro c’è un centro di controllo h24/365 che monitora parametri di sicurezza e parla con i regolatori americani.
Chi ha provato una Waymo descrive un’esperienza sorprendentemente normale. Ad esempio, il giornalista di SFGate racconta: "Quando il mio si è avvicinato, ho capito che non c'era un essere umano al volante, perché era così paziente. Un autobus stava occupando il marciapiede, e il Waymo è rimasto lì senza suonare il clacson [...]".
Motor Trend ha confrontato le Waymo con i Robotaxi di Tesla e ha eletto Waymo vincitore su molti aspetti. Insomma quello che colpisce e che fa emergere Waymo è l’affidabilità e la sicurezza, un guida più "noiosa" meno arrogante e veloce, ma che lascia tutti positivamente soddisfatti. Ed è interessante che proprio la versione più prudente dell’Intelligenza Artificiale (quella che frena troppo, che aspetta, che non si fida degli altri utenti della strada) sia quella che soddisfa maggiormente.

Dietro questa rivoluzione c’è anche un italiano: Andrea Vaccaro, ingegnere a capo del team di Field Safety, entrato in Waymo nel 2018, quando esisteva un solo test a Chandler, in Arizona, e a bordo c’era ancora un uomo di sicurezza. Oggi coordina il monitoraggio globale della flotta. «Tracciamo parametri di sicurezza: se qualcosa non è allineato con le aspettative, indaghiamo e correggiamo in tempo reale. Abbiamo un team che è attivo 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno. Ci interfacciamo anche con tutti i regolatori statali, federali e presto internazionali». Qui l'intervista di Repubblica.
Chi corre e chi si ferma
Se c’è qualcuno che prova a mettersi davanti a Waymo è ovviamente Tesla. Elon Musk da anni promette che la sua sarà la prima vera "auto che si guida da sola" e lo dice con il suo solito tono da "ragazzi, è praticamente fatta": ha dichiarato che la guida autonoma di Tesla potrebbe diffondersi più velocemente di qualunque altra tecnologia e che presto vedremo centinaia di migliaia, se non milioni, di Tesla che si guidano da sole negli Stati Uniti.
Il punto, però, è che il suo Full Self-Driving oggi è ancora una funzione avanzata di assistenza alla guida: c’è il volante, c’è il guidatore, c’è la responsabilità umana. Non è un servizio di robotaxi dove tu sali e non c’è nessuno davanti. È un’altra cosa. Insomma, il solito Elon.
Con la seconda popolazione più grande al mondo, il mercato potenziale per i robotaxi in Cina è enorme. In termini di scala, l'unico concorrente attuale di Waymo è Apollo Go, di proprietà del gigante tecnologico Baidu. Apollo Go è operativo in oltre 12 città cinesi, tra cui Pechino, Shanghai, Shenzhen e Wuhan. Con una flotta di oltre 1000 veicoli, ha manifestato l'intenzione di servire i mercati esteri, puntando al Regno Unito e alla Germania entro il 2026. Considerando l'attuale stato del mercato europeo quasi a zero, l'Europa potrebbe diventare un campo di battaglia chiave per la superiorità tecnologica in futuro. Chissà chi l’avrà vinta, stay tuned!
Sul fondo, invece, ci sono quelli che hanno rallentato o si sono proprio fermati. GM, con la sua controllata Cruise, era partita come il competitor più solido di Waymo: flotte a San Francisco, investimenti miliardari, partnership con Honda e Microsoft. Poi una serie di incidenti — tra cui il caso in cui un’auto Cruise trascinò per alcuni metri una pedone dopo un urto — ha fatto scattare la sospensione delle licenze in California e un’indagine federale. Da lì, tutto si è ridimensionato: Cruise ha richiamato i veicoli, tagliato il personale e ridotto le operazioni alle sole aree di test controllate. È l’esempio perfetto di quanto un singolo errore, in questo settore, possa far crollare anni di reputazione tecnologica.
E poi c’è Apple, che dopo dieci anni di sviluppo ha deciso di chiudere definitivamente il suo Project Titan, il programma di auto elettrica autonoma iniziato in gran segreto nel 2014. Ci hanno lavorato centinaia di ingegneri, arrivando perfino a testare prototipi su strada in California, ma la direzione non è mai stata chiara: prima un’auto interamente Apple, poi un software da integrare in altri veicoli, poi di nuovo un cambio di leadership. Alla fine, nel 2024, Apple ha tagliato il progetto e spostato parte del team sull’Intelligenza Artificiale generativa.
Londra e il nodo europeo
Waymo ha annunciato, che inizierà i test a Londra e che dal 2026 effettuerà le prime corse. Perché Londra? Non perché gli inglesi siano più curiosi di noi ma perché il Regno Unito ha fatto la cosa più semplice e più difficile insieme, cioè scrivere una legge chiara. Con l’Automated Vehicles Act 2024 il governo ha detto: le auto senza conducente possono circolare, questi sono i requisiti di sicurezza, così si assicura il veicolo. A quel punto per Waymo la scelta è quasi automatica: tu mi dai regole leggibili, io ti porto una flotta che segue ogni regola. E infatti lo raccontano anche i giornali inglesi: Londra diventerà la prima città europea con i robotaxi Waymo.
Sul continente, invece, la strada è tutta più tortuosa. L’Europa è fatta di pezzi: ministeri diversi, assicurazioni diverse, responsabilità diverse. Ogni città vuole dire la sua e ogni Paese pretende la sua certificazione prima ancora che il servizio esista. Lo diceva anche Andrea Vaccaro nell’intervista: negli Stati Uniti ti fanno partire se dimostri che sei sicuro, in Europa prima vogliono la carta, poi il servizio.
È lo stesso tema che stiamo vedendo su tutta l’Intelligenza Artificiale: la tecnologia migliora mentre la usi, ma la burocrazia vuole tutto definito prima. È un approccio più prudente, ma per una tecnologia emergente significa mesi, spesso anni.
E poi c’è l’Italia, che è un caso nel caso. Da noi la guida autonoma oggi si può fare solo come sperimentazione e solo con l’autorizzazione del Ministero dei Trasporti, non esiste una cornice che dica "da domani puoi mettere 200 robotaxi a Milano e farli pagare". Le assicurazioni non sono ancora pensate per un veicolo senza conducente e ogni passo deve passare da un decreto. Ma soprattutto, sopra tutto questo, l’Italia resta più indietro perché, oltre alle carte, deve fare i conti con un settore che non vuole nuovi attori nel trasporto urbano. Parliamo della storica protezione del servizio taxi — chiamiamola così per non usare una terminologia più forte — la stessa che per anni ha alzato le barricate all'ingresso di Uber, fatto scioperi nazionali e spinto per decreti che rallentassero le app. In un contesto così, è chiaro che una tecnologia che ti porta in città auto senza autista che non si fermano mai, prenotabili da app e con prezzo visibile prima… non parte in due giorni.
Ti fidi di un’auto che si guida da sola?
Ora che la guida autonoma non è più un video su YouTube ma qualcosa che davvero gira per le strade, la domanda si sposta da "quando arriverà" a "ci saliremmo davvero?". Ti fideresti a mandare un’auto senza conducente a prendere tua figlia in palestra? O a far tornare a casa tua madre con le buste della spesa? E se il semaforo diventasse giallo, ti rilasseresti sul sedile o proveresti a frenare con il piede per riflesso?
Waymo e i suoi "cugini" stanno cercando di convincerci che dovremmo smettere di pensare alla macchina come qualcosa da possedere e iniziare a vederla come un servizio sicuro, sempre disponibile, magari in condivisione con gli altri e che inoltre non beve, non si distrae e non si stanca mai.
La fiducia a questo punto è una questione di abitudine, non di coraggio. E forse è vero: la prima volta sembrerà molto strano, la seconda inizieremo a guardare il telefono ancora di più di quanto già non lo facciamo, la terza ci addormenteremo come da piccoli o guarderemo il paesaggio. Perché la vera rivoluzione non è che le auto si guidino da sole — è che noi impariamo finalmente a lasciarci guidare e trasportare dalla tecnologia.
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