Le Smart Grid dal TDM al Packet IP

Il problema per le reti corporate o di operatori quali le smart grid è come migrare da tecnologie datate all'IP. Come farlo lo suggerisce CIE Telematica

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a cura di Giuseppe Saccardi

Quello della migrazione da un tecnologia all'altra e il come attuarla è sempre stato uno dei problemi più critici per il network manager. Cambiare una rete non è come cambiare un server o un dispositivo di storage.

Cambiare una rete vuol dire identificare innanzitutto i bisogni di banda perlomeno per il prossimo quinquennio ma implica anche periodi maggiori per quanto concerne la scelta della sua architettura di base, la sua topologia, i protocolli di trasporto e di accesso da adottare. Sbagliare le previsioni vuol dire creare seri problemi sia alle applicazioni che all'utenza e porre in serio dubbio la capacità di rispondere alle nuove esigenze.

CIE   architettura di una smart grid di nuova generazione

Architettura di una smart grid di nuova generazione

Dal TDM al packet

Anche se oramai si parla solo di IP, e cioè di un protocollo di rete a pacchetto e a datagramma dove in teoria i pacchetti sono liberi di prendere percorsi diversi e vengono sequenzializzati al punto di arrivo, esiste in campo ancora un'ampia componentistica e un numero consistente di apparati che usano protocolli di natura diversa, alcuni risalenti agli albori del networking, come il TDM, l'SDH o il SONET, ovverossia protocolli che operano in modo sincrono e che nel tempo hanno permesso di sviluppare reti che garantivano in tempo perfettamente deterministico la consegna dei dati, cosa che non è possibile fare con quelli a pacchetto basati su IP.

Il problema della latenza è stato risolto praticamente dalla forte crescita nella banda disponibile e nella capacità trasmissiva. Ciononostante per molte aziende ed operatori nel campo delle utility, come per l'energia e le smart grid, che ancora hanno in casa tecnologie di rete di generazioni precedenti è arrivato il momento di migrare da reti TDM/SDH a reti con architettura Ethernet e protocollo IP.

Se ad esempio si prende in esame il settore dell'energia, gli operatori sono in presenza di un forte incremento del traffico a pacchetto generato da dispositivi periferici, traffico che però collide con le capacità di trasporto di dispositivi di rete basati su tecnologie datate come quelle TDM, seppur espletanti ancora efficacemente il compito una volta loro assegnato. Il problema, una volta appurato che un cambiamento è necessario, è come fare e quando farlo.

Le opzioni tipiche sono due: cambiare completamente la rete facendo piazza pulita di apparecchiature di rete datate oppure avviare un processo di migrazione pilotata durante la quale ci si viene a trovare necessariamente in presenza di un traffico misto TDM e a pacchetto.

 Come accennato, quando si pianifica una nuova rete si deve dare un'occhiata al futuro e prevedere il più correttamente possibile quali dovranno essere le caratteristiche da soddisfare negli anni successivi per non dovervi porre mano prima del previsto.

Se tradotto in pratica, questo vuol dire che chi progetta la rete deve prevedere la realizzazione di un backbone di rete che sia adeguatamente scalabile, in modo che possa supportare la prevedibile crescita di traffico negli anni o l'erogazione di nuovi servizi a grande consumo di banda.

lUIGI mEREGALLI

Luigi Meregall

Ora come ora, evidenzia Luigi Meregalli, general manager di CIE Telematica, società di ingegneria con una forte esperienza nella realizzazione di reti di accesso in rame e in fibra, i migliori candidati per un tal compito sono le tecnologie IP/MPLS e l'MPLS-TP.

In particolare, l'MPLS-TP (Multi Protocol Label Switching - Transport Profile), riferito anche come T-MPLS (Transport-Multi Protocol Label Switching), è una tecnologia in via di standardizzazione congiunta da parte dell'Internet Engineering Task Force (IETF) e dell'ITU-T e quindi si prospetta di ampia accettazione.